- Dovremo dichiarare qualche altra guerra preventiva, per rientrare nella spesa - commentò Foster, firmando a denti stretti l'assegno.

- E' sempre un piacere lavorare con voi.

Costa smeralda, trenta metri di profondità

- Quota periscopica - ordinò Ramius.

I cassoni del Pierpavlovskji si vuotarono sotto la spinta dell'aria compressa proveniente dalle bombole poste nell'intercapedine tra scafo interno e paratia esterna, e anche se a voi non ve ne frega una mazza e vorreste passare all'azione, io insisto nello spiegarvi che le suddette bombole sono sistemate a coppie in corrispondenza delle centine assiali del sottomarino, precisamente a sei metri virgola tre dall'asse radiale, immagazzinano azoto a sessantacinque virgola due atmosfere, e sono controllate da valvole Stanislawskji-Pugaãev a calibrazione di flusso: i russi le hanno copiate da prototipi francesi, trafugati grazie a ufficiali ex-carristi nonché spie del GRU infiltratesi in Occidente travestite da mignotte rumene sedicenni.

- Quota periscopica raggiunta, comandante - annunciò il goniometrista, un ucraino triste con le tasche dell'orribile uniforme piene di orribili goniometri.

Ramius inforcò il visore, diede un rublo al polacco che stava lavando il vetro del periscopio affinché si togliesse dai coglioni, e cominciò a scrutare attentamente il paesaggio.

- Obiettivo identificato a ore dieci - esclamò d'un tratto. - Telemetro venticinque punto nove. Procedere come stabilito.

Lo schiocco metallico informò Ramius che il battello d'assalto si era staccato dal Pierpavlovskji. L'apparato Sonar passivo, un modello Platjnett-Busiev in berillio tugsteno copiato dai Fredmercury inglesi, riportò grida, tonfi e rumori di una colluttazione. Poi Ramius vide che la squadra rientrava, e un accenno di sorriso attraversò d'un lampo la sua severa maschera d'ufficiale russo ma d'origine lituana e solo per questo non completamente idiota.

- Ufficiale motorista - ordinò. - Si prepari ad attivare la propulsione silenziosa. E' tempo di sfidare il mondo intero a trovarci.

Sede del Comando Integrato Nato, Washington

- Lei è davvero Jack Ryan? Wow! Mi fa un autografo?

- Ma certo, signor Segretario alla Difesa.

- Mi chiami Donald, la prego - scodinzolò Rumsfeldt.

Il megadirettore della CIA tossicchiò per richiamare l'attenzione. - Signori, ho chiesto che questo incontro si svolgesse da voi e non presso l'Agenzia per questioni di sicurezza, dato che da noi ci sono microspie anche nei tampax delle segretarie...

- Venga al punto, Foster - interloquì l'ammiraglio McNaughton, Capo di Stato Maggiore della Marina USA. - Cosa ha scoperto Ryan?

L'altro annuì. - Il nostro Jack ha messo insieme i dati di un paio di rapporti top secret, li ha confrontati con le foto dei satelliti-spia, i nastri delle intercettazioni telefoniche e le ultime tre ricette di Prontoinpadella Findus, e ha ricostruito uno straordinario scenario di complotto internazionale. Lascio a lui la parola...

Ryan prese il bianchetto e si schiarì la voce. Poi lanciò la presentazione in Powerpoint che aveva preparato. - Grazie, direttore... Nella prima slide potete vedere il Pierpavlovskji, il più moderno sottomarino nucleare russo varato nei cantieri navali di Poliarnji sul mare di Barents.

- E a noi cosa ce ne cala?

- In questo momento il Pierpavlovskji si trova in pieno Mediterraneo - proseguì gelido Ryan, ignorando l'interruzione. - Secondo il nostro informatore segreto a Poliarnji, nome in codice Labbra Bollenti, la sua missione è girellare alla ricerca di fondi per la Marina russa, ove ormai si puzza dalla fame, vendendo in nero Kommandirskji da polso, Raketa waterproof, busti di Lenin e magari anche qualche testata nucleare a gruppi paramilitari, grossisti di "botti" di capodanno napoletani o negozianti milanesi vogliosi di maggiore potenza di fuoco...