i fumetti visti da
Francesco Grasso
Fantasia & Nuvole Starlight
Se esiste un sogno nel cassetto in cui possano riconoscersi tutti gli appassionati del fumetto argentino, è veder lavorare insieme due dei pilastri portanti della loro scuola favorita: l'acuto, eclettico e geniale sceneggiatore Robin Wood e l'abile, carnale ed epico disegnatore Juan Zanotto. Quante volte, di fronte alle idee di Wood indegnamente sbattute sulla carta, i lettori hanno implorato "Ah, se qui ci fosse stata la matita di Zanotto". E quante volte, scorgendo trame insulse sulle tavole affrescate dal maestro, i fan hanno storto la bocca e pensato "Qui ci sarebbe voluto un Wood!".
Be', sembra che il sogno sia volato fuori dal cassetto, e si sia concretizzato, nel bene o nel male, in un fumetto di fantascienza, appunto questo Starlight che Fantasia&Nuvole, giunta ormai alla sua ventiseiesima puntata, si accinge a sviscerare.
La storia
La Starlight è una nave spaziale del tutto particolare. Non è un vascello da battaglia protagonista di gloriosi scontri stellari, non è un velivolo d'esplorazione guidato da impavidi pionieri del cosmo, e non è neppure l'Arca di qualche epica colonizzazione planetaria.
E' invece, molto prosaicamente, una astronave-spazzina. Il suo compito precipuo è ripulire le rotte spaziali dai detriti, trasportare scorie da un pianeta all'altro, occuparsi dei residui più o meno tossici prodotti dalle innumerevoli attività industriali del futuro.
Anche il suo equipaggio è quantomeno singolare, del tutto fuori dagli stereotipi del genere Space Opera. Il protagonista, Walker, è un ex-galeotto appena uscito di prigione, un tipo manesco e attaccabrighe, rassegnatosi al mestiere di spazzino perché consapevole di non avere nessuna possibilità di un impiego migliore. Al suo fianco Topo, un individuo ombroso e sfuggente il cui soprannome è già la migliore definizione, Damone, un ex-pilota cui una misteriosa mutazione ha inflitto l'orrore di un corpo deforme, e Christa, il capitano, una ragazzina nevrastenica col dito eternamente sul grilletto e la medesima ragionevolezza di una bomba al neutrone.
Sono, insomma, "il peggio del peggio", assolutamente in linea con il loro ruolo, quello di paria del cosmo. Emarginati, disprezzati, derisi, sono lo scarto della società del futuro, e ben consapevoli di esserlo.
Ma, d'altra parte, il futuro che li circonda non è migliore di loro. Spietato, cinico, ingiusto sino al parossismo, l'universo di Starlight è una cornice fosca e drammatica per le vicende dei quattro disillusi personaggi di Wood e Zanotto: l'umanità, ci viene detto da Wood e mostrato da Zanotto, ha spezzato le catene che la tenevano legata alla Terra e si è lanciata alla conquista del colmo, senza però lasciarsi alle spalle il suo retaggio di violenza, follia e prevaricazione. Anzi, sembra che le nuove possibilità apertesi di fronte all'Uomo abbiano finito per accrescere la sua sete di potere e i suoi peggiori istinti cannibaleschi, piuttosto che affinare le sue virtù.
Nella dozzina di puntate di questa miniserie, vedremo Walker e i suoi compagni di viaggio affrontare, loro malgrado, intrighi planetari, mercanti di schiavi, manipolatori genetici, grandi corporazioni e pirati spaziali. Incontreranno sul loro cammino nuove razze, alieni, mostri e mutanti. Verranno proiettati in avventure oniriche e in distorsioni dimensionali, avranno a che fare con telepati e con imperi leggendari. Non sempre questi scontri li vedranno vincitori. Il loro ruolo, anzi, sarà quasi sempre quello dei perdenti, e se riusciranno sempre a cavarsela a dispetto di avversari tanto potenti e spietati, sarà in fondo proprio per l'estremo realismo e pragmatismo con il quale i quattro anti-eroi accetteranno il destino ingrato che li ha relegato sul fondo della scala sociale. Starlight è una serie frammentaria, i cui episodi si reggono quasi alla perfezioni anche da soli. Se è rintracciabile un filo comune, questo non è tanto l'eterna lotta tra il bene e il male, quanto l'irrisolto dilemma su quale sia la linea di separazione tra l'uno e l'altro. E dove, in ultima analisi, convenga schierarsi.
Gli autori
Robin Wood è probabilmente il più prolifico sceneggiatore di fumetti sudamericano, se non dell'intero pianeta. E', soprattutto, un uomo che ha sempre inteso la sua vita come un grande fumetto d'avventura: nato in Paraguay da una famiglia di emigrati australiani (da cui il nome anglosassone), già a dodici anni Wood comincia a lavorare nelle foreste sudamericane. Nella sua giovinezza compie innumerevoli esperienze diverse, continui viaggi per tutto il Sudamerica, ogni tipo di lavoro, finché si stabilisce a Buenos Aires per studiare disegno. Sono anni di miseria, che durano fino al momento che, per pura combinazione, scrive la sceneggiatura di un fumetto per un amico. Il titolo del fumetto in questione è Nippur di Lagash; la storia (ambientata nell'antica Sumeria) ottiene un successo fulminante, tanto che ancora oggi, a più di vent'anni di distanza, continua ad essere scritta, disegnata e pubblicata.
Da quel momento inizia il "fenomeno Wood": più di tremila sceneggiature e più di ottanta personaggi di successo creati. Wood tocca tutti i temi, dal fumetto storico alla commedia, dall'horror al romantico, dalla fantascienza all'avventura pura. Oltre al celeberrimo e già citato Nippur, ricordiamo Dago (ambientato nella Venezia del 1400), Savarese (una sorta de Il Padrino di Coppola al contrario), Martin Hel (un mystery/horror strettamente imparentato con il bonelliano Dylan Dog), la saga di fantascienza storica Gilgamesh, il western Chaco e la splendida miniserie storica Dracula, l'Uomo.
Wood è anche scrittore di lavori teatrali, cinematografici, televisivi, di saggi per riviste storiche, di articoli e finanche di fotoromanzi. Cintura nera di karate, paracadutista, tennista, corridore di maratone, poliglotta e titolare di quattro nazionalità, attualmente divide la sua vita tra l'Australia e la Danimarca (patria di sua moglie). Juan Zanotto, disegnatore dell'opera, nasce a Cucegno, in provincia di Torino, nel 1935. A soli tredici anni segue la sua famiglia a Buenos Aires. Sono gli anni della grande emigrazione italiana in Argentina, ed anche gli anni della nascita della grande scuola del fumetto sudamericano. Giovanni-Juan Zanotto assorbe gli insegnamenti dei maestri e li elabora in uno stile personalissimo. I suoi primi lavori sono Rick della Frontiera e Il mondo dell'uomo rosso; poi giungono le saghe di Yor ed Hor (da cui viene tratto un film), su testi di Collins, che gli fruttano fama a livello mondiale, e premi come quello della Fondazione Interamericana Franklin. Seguono Barbara e Cronache del tempo Medio, pietre miliari del fumetto di fantascienza, che sono state argomento di altre puntate di Fantasia&Nuvole.
Zanotto si è anche cimentato come sceneggiatore, firmando i testi della serie Orizzonti perduti. In Italia quasi tutti i suoi lavori sono stati pubblicati dalla Eura Editoriale, sulle pagine dei settimanali Skorpio e LancioStory.
Curiosità e spunti
E' facile tracciare, tra i riferimenti cinematografici e letterari di Starlight, le pellicole americane Dark Star e Atmosfera Zero, romanzi della corrente cyberpunk, spunti dall'opera di Sheckley, animè giapponesi.
Ma i precedenti più significativi, com'è ovvio, derivano ancora dal mondo del fumetto argentino. Starlight eredita la sua ambientazione da un precedente fumetto di Robin Wood, Morgan Hard World , disegnato da Mandrafina, apparso anch'esso in Italia sulle pagine delle riviste dell'Eura Editoriale. Il protagonista di tale fumetto, l'investigatore privato Morgan, ha numerosi punti in comune con Walker; in effetti, le vicende narrate in Starlight potrebbero tranquillamente incastonarsi nel plot di Morgan, esserne un seguito plausibile o un'accettabilissima storia parallela.
E' un interessante esercizio di critica comparare le due opere, e studiare come l'impronta di un disegnatore diverso possa ribaltare la prospettiva donando a due trame e scenari speculari due differenti trasfigurazioni.
Mandrafina, col suo tratto sospeso tra il surreale e il fiabesco, interpreta il messaggio duro di Morgan Hard World in chiave speculativa, e non ha scrupoli a servirsi di un registro ironico, nero ma allo stesso tempo ammiccante, quasi giullaresco. I cattivi di Morgan Hard World appaiono spietati e immorali, ma anche eccessivi, tronfi, in qualche modo la caricatura di loro stessi. E, alla fine, dalla superficie a tinte fosche dell'opera affiora immancabilmente un sorriso di sberleffo.
Zanotto no. Per lui il dramma è dramma, e basta. Il maestro italo-argentino interpreta la sceneggiatura di Wood in maniera ben più pretenziosa, mira dritto allo stomaco, dipinge gli orrori e la tragedia senza pietà per nessuno, meno che mai per il lettore. Anzi, cerca il deforme, le viscere, il sangue, vi ci si immerge, se ne compiace.
Ci sarebbe da discutere su quale sia la visione artistica più adatta al testo. Non è questa la sede più adatta, e del resto il giudizio sarebbe estremamente soggettivo. Un punto, però, va sottolineato: Zanotto si prende maledettamente sul serio, e anche quando si trova alle prese con tavole e personaggi dichiaratamente "leggeri" (per esempio le citazioni da Lewis Carroll nelle ultime puntate) la sua matita è ancora pesante come una pietra.
Un secondo aspetto di Starlight che fa supporre una robusta influenza di Zanotto sulla sceneggiatura è l'uso ripetuto e compiaciuto del soft-core e di scene di violenza sessuale. Le tavole di Starlight traboccano di discinte donnine poppute e di coscia lunga, che passano il loro tempo sotto la doccia o ad essere zifonate in acrobatiche posizioni dal mostro di turno. Pur riconoscendo a Zanotto una notevole bravura nel tratteggiare l'anatomia femminile (e un'ottima conoscenza del Kamasutra) ci si chiede quante di queste situazioni si trovassero nei canovacci originali di Wood, e quante invece siano stati imposti dal disegnatore. Si tratta, diciamolo in tutta franchezza, delle solite donnine discinte cui Zanotto ci ha abituato dai tempi di Yor e Barbara, parate di fondischiena e di tette che dopo un po', se non sono funzionali alla storia, finiscono anche per stancare. Insomma, una volta tanto farebbe piacere (se non altro per cambiare) vedere il classico alieno zannuto e cornuto che NON sbava dietro alle femmine umane ma, com'è ovvio a tutti tranne che a Zanotto, corra dietro a una sua simile zannuta e cornuta!
Una riflessione che manca del tutto a Starlight, e ne dispiace, è un'effettiva indagine sull'evoluzione del Potere. La descrizione che Wood fa del futuro, come detto, è incentrata sulla crudeltà e sull'efferatezza dei nuovi padroni, le Corporazioni, i militari e i mercanti di droga e schiavi. La sua prospettiva è ancor più dura e amara di quella cyberpunk, e nello scenario di Starlight per i deboli non c'è scampo. Eppure, alla resa dei conti, il discorso di Wood resta banale in modo disarmante. Quali sono, infatti, i modi con cui il Potere che domina il mondo di Starlight gratifica se stesso? Semplice: sesso, sesso e ancora sesso. Orge, violenza su ragazzine, perversioni sessuali del tipo più tradizionale Sembra che, al di là di qualsiasi estrapolazione futuribile, per Wood e Zanotto tutto si riconduca all'assunto valido dai tempi dei Faraoni: conviene avere il Potere perché si scopa di più.
Un pizzico di inventiva, in questo caso, non avrebbe affatto guastato, e stupisce che Wood, che altrove ha dato prova di voli di fantasia davvero ammirevoli, qui abbia cileccato così clamorosamente. Il sospetto, legittimo, è che ancora una volta si sia dato la massima importanza al sesso per motivi commerciali, e che l'intera operazione Starlight non sia che un tentativo (magari "alto ", a differenza di opere che non citiamo per quel brandello di dignità che ancora ci resta) di valicare i confini tra fumetto e pornografia.
Equilibriamo, in parte, la bilancia delle critiche riconoscendo a Starlight di possedere un intreccio solido, intrigante e gradevole. La brevità della serie e la robustezza della struttura sono forse i pregi migliori. Starlight è il tipo di storia a cui si continua a pensare per giorni, costruendo trame e personaggi nella mente, incorporandoli con le proprie memorie e le proprie esperienze. E' quel tipo di fumetto che si può chiudere per poi elaborarlo nell'inconscio, rendendosi conto di aver visualizzato più di quello che si è visto sulle tavole, perché la semplicità della storia ha consentito di aggiungervi le proprie fantasie.
E allora perché la sensazione di inappagamento? Perché, dopotutto, non si può assegnare a Starlight la qualifica di capolavoro, neppure di opera all'altezza dei precedenti? Forse perché l'avevamo aspettato troppo, questo mitico parto congiunto Wood-Zanotto, e il risultato del travaglio, qualunque fosse stato, non avrebbe potuto soddisfare le troppe attese.
Non resta che dichiararsi d'accordo con Andrea De Carlo, quando ammoniva: "Non bisognerebbe mai immaginarsi nulla troppo in dettaglio, perché l'immaginazione, invariabilmente, finisce per mangiarsi tutto il terreno su cui una cosa potrebbe accadere."
Alla prossima.
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