...e Marte visto dall'Italia
Ovviamente, dopo l'avvento in Italia della science fiction americana (1952), anche i nostri autori presero a interessarsi a Marte. Si potrebbe dire che, nel nostro caso, il Pianeta Rosso sia stato visto essenzialmente come una sorta di mondo parallelo, abbastanza simile alla Terra da poterci vivere ma sufficientemente diverso da poter farsi scenario, di volta in volta, di attese o incubi poco realistici sul nostro pianeta. Più che mai, insomma, il "nostro" Marte concretizza non tanto nuove terre di conquista e di gloria ma, in modo più evidentemente allegorico, un panorama psichico interiore dei protagonisti (se non degli stessi scrittori).
Si veda per esempio un racconto che è rimasto celebre: Gli anni dell'attesa del compianto Maurizio Viano, apparso su Oltre il Cielo nel 1960. E' la storia di una spedizione di colonizzatori terrestri verso Marte, ma in realtà questo pianeta non verrà mai raggiunto. Poco dopo la partenza infatti a bordo si verifica un'avaria, per cui l'astronave raggiungerà la sua meta seguendo "un'ellisse esageratamente eccentrica e quindi ci vorranno vent'anni". Come se non bastasse, il problema è che all'arrivo l'astronave non potrà atterrare né frenare la caduta: "Saremmo andati giù come una palla di cannone. E così, al termine di quel lungo viaggio, c'era la morte". Nel tempo interminabile che gli astronauti trascorrono in viaggio, Marte sarà presente in modo costante, maniacale, meta idealizzata e al contempo aborrita. Nel frattempo accade di tutto: muore la moglie del comandante, il quale è costretto a prendersi cura di Mavra, la figlia nata da poco; alcuni si barricano nelle loro cabine cercando di uscirne il meno possibile e facendone territorio privato; altri spariscono dalla circolazione; qualcuno tira fuori armi e per inezie scoppiano risse e scontri a fuoco; c'è chi si suicida. Il comandante non ha il coraggio di dire la verità sulla situazione alla figlia, che è cieca, e che la lunga permanenza a bordo ha ridotto a "un esserino gracile e sbilenco, povero mucchio d'ossa... Chiunque l'avrebbe giudicata un mostriciattolo, un orrore. Ma io l'amavo". Alla fine Marte si profila negli oblò, si avvicina. E' il bramato-temuto momento della resa dei conti.
Mavra mi cinse le spalle. - Che cosa vedi? Sono felice... ah! Felice.Il razzo fu scosso. S'inclinò. Caddi in avanti.
Lei non mi sentì nella poltrona e fu spaventata. Piagnucolava cercando di reggersi in piedi. - Rispondimi! - pregò. - Rispondi, per favore!
Non potevo. Stavamo entrando nell'atmosfera e il fischio sarebbe cominciato da un momento all'altro. - Va tutto bene? - s'informò.
La sentii appena. - Tutto bene, Mavra... Tutto bene - mormorai.
Nell'universo pessimista di Viano, che verrà esplorato in vari altri racconti (credo che la sua storia più significativa sotto questo aspetto resti Senza saperlo) c'è poco spazio per la speranza. Probabilmente (qualcuno potrà trovare altre interpretazioni) "gli anni dell'attesa", il lungo viaggio, non sono che la vita stessa, di cui il Marte sognato diventa uno straziante capolinea.
Diversa, ma non troppo, l'atmosfera che si respira nel racconto di Renato Pestriniero Il pianeta delle ombre (come Le ombre di Marte in Oltre il Cielo n. 37, 1959). Lo scenario è la solita spedizione che esplora lo sterminato deserto. Nella squadra d'esplorazione si verificano inspiegabili decessi. Qualcuno, che va fuori e si avventura, crede di scoprire un'oasi meravigliosa abitata da esseri simili agli umani e da una donna bellissima; altri scavano le rocce di notte e credono di aver trovato diamanti nella sabbia. Pare che qualcuno stia spiando inesorabilmente i terrestri... ma chi? In realtà, questo "qualcuno" forse non esiste, Marte si rivelerà un mondo irrimediabilmente morto e crudele.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID