- Potete andare, ma lasciate le armi a terra. - Frank continuava a tenerli sotto mira con la pistola; a tracolla penzolava il lanciagranate israeliano.

- Non ne abbiamo. Mio fratello era l'unico armato.

Gli uomini si raccolsero attorno al cadavere, parlottarono brevemente poi lo sollevarono e uscirono dalla casa.

- Ehi, ragazzi, non sarete arrabbiati con me, spero. - Il contatto si mosse verso di me sorridendo. Puzzava di vino. - Non ce ne sarebbe ragione... Io vi ho dato soldi buoni, quelli che avevamo pattuito, voi mi avete dato un software di qualità. Non è colpa mia se è accaduto...

- Stai zitto - gli urlai in faccia. - Siamo venuti per ammazzarti.

- L'azero è morto - aggiunse Peter con voce cavernosa. - E non aveva fatto niente. - La lingua del serpente saettava tra la polvere che galleggiava in aria. - Tu, invece, hai un sacco di colpe.

- Siete tre stronzi che non valete un cazzo, tre nullità. - Il maltese arretrò di un passo, avvicinandosi alla finestra. - Dovreste essermi riconoscenti per avervi sollevato dallo squallido anonimato in cui avete sempre vissuto.

- Hai mai sentito parlare di valori? - disse Frank puntandogli addosso il lanciagranate. - Non hai usato il nostro software per entrare nel sistema di una società dedicata allo sfruttamento per danneggiarla, né per collettivizzare informazioni segregate nei sistemi informativi delle aziende. Hai tenuto tutto per te.

- Siete stupidi - disse il contatto ridendo. - Siete contro il Male. E' pazzesco, tre coglioni mi tengono una lezione morale. - Arretrò ancora verso la finestra. - Il Male è necessario e bisogna saperci convivere.

Presi dalle mani di Frank il lanciagranate e gli appoggiai la punta arrotondata dell'ordigno contro la testa.

- Anche il traffico di organi dall'Africa è una necessità? - chiesi pensando ai bambini di Lúderitz che guardavano il serpente.

- In che mondo vivete? - rispose immobile, di profilo, con la granata appoggiata alla tempia. Il sudore gli scendeva freddo e imperlava la barba curata da fauno, il suo alito alcolico ricordava i brindisi con gli azeri.

- Non nel tuo, stanne certo - dissi lentamente con il dito sul grilletto del lanciagranate. - Ne sogniamo un altro per noi e i nostri figli.

- E allora premi il grilletto - disse piangendo. - Ho paura. Staccami la testa.

- Non ti ucciderò - risposi senza pensare. - Sono morti già in troppo per la tua avidità, per la tua sete di potere, per la tua megalomania.

- Io sono innocente, non sapevo cosa sarebbe accaduto - piagnucolò visibilmente sollevato.

- Non è vero - disse Peter avvicinandosi a lui. - Lo sapevi perfettamente, ma tu ritieni che alcuni possano essere sacrificati.

Frank appoggiò sul tavolino nel centro della stanza un frigorifero portatile, lo aprì e passò in rassegna le provette.

- Non ti illudere del nostro perdono. Non ci sarà - sentenziò Frank uscendo dalla stanza. - Ti marchieremo per la tua infamia. Ti attende la lettera scarlatta.

Rimanemmo in silenzio e immobili per attimi talmente intensi che davvero una vita intera poteva scorrervi dentro. Il serpente era quieto appoggiato alla spalla destra di Peter, la Harrington penzolava stanca nella mano.

Frank rientrò nella stanza con una siringa in mano, aprì una provetta di ormoni e ne aspirò il contenuto.

- Siete pazzi - urlò Zombie. - Voi mi rovinate.

- Stai zitto - dissi puntandogli il lancia granate alla tempia. - Alan Touring, che non lo meritava, ha tenuto un comportamento più dignitoso.

L'uomo urlava ma non si muoveva, malediceva, offendeva, minacciava, ma non si oppose all'iniezione degli ormoni rubati, infine svenne. Cadde davanti a me, spegnendo a metà una frase.