Art Decad lo guardava in silenzio e ascoltava. Si passava lentamente l'indice della mano destra sul cranio rasato seguendo le labbra di una cicatrice a mezza luna. - Popul Vuh, i fogli scritti della gente Maya - aggiunse Art.
- Peter, tu hai le foglie in testa, e dici un sacco di cazzate. - Frank attraversò il corpo del serpente con una mano provocando la stizza del software. - Deve smettere di masticare hashish, gli fa male. Non si mangia la roba che si fuma.
- Mi ricorda un racconto di Italo Calvino, Le cosmicomiche. Anche quello parlava di creazione. - Si trattava di un ricordo lontano, difficile da possedere anche solo per un istante. - C'era un personaggio, o meglio un'entità di nome Qfwfq che conosceva i misteri dell'universo perché, quando erano accaduti, lei era presente. Dall'immobilità cosmica al movimento... Come può essere successo?
- Non conosciamo le risposte neppure di quello che ci è accaduto di recente - intervenne Art.
- Non è una buona ragione per non cercare risposte a queste domande. - Mentre parlavo pensavo a mia moglie e al bambino, al fatto che credevano che io avessi provocato un genocidio. Forse mio figlio si vergognava di me e desiderava che io non fossi mai esistito. - E non credo che dietro a tutta questa merda si possa celare il disegno di un dio.
- Perché ti ostini a pensare a un dio buono - rispose Art sedendosi davanti allo stereo.
Rimanemmo tutti in silenzio tra i ronzii delle ventole e le pressioni aritmiche dei tasti. Attendevamo la notte, ma non per dormire, piuttosto per vedere la modifica della data sulle workstation e i fari delle automobili perdersi nel buio. Frank leggeva sulla home page del sito web Washington Post dell'imminente liberazione di Charles Manson, e delle manifestazioni di protesta dei fondamentalisti cristiani e delle milizie razziste. Due neri che facevano l'autostop erano stati uccisi a Jackson da gruppi di bianchi che tornavano da una marcia di protesta. A Jakarta, un missile costruito dal gruppo terrorista Mekanïk Destruktïw Kommandoh, aveva squarciato gli ultimi piani del grattacielo in cui si teneva la conferenza del Fondo Monetario Internazionale. Una trasmissione pirata via satellite captata in tutto il mondo mostrava il pluri-ricercato Jutomu Makoto che rivendicava l'attentato, accusando il FMI di aver ritardato volontariamente la distribuzione dei nuovi antibiotici nel Terzo Mondo per inasprire il loro debito estero e imporre drastiche misure di ristrutturazione. A Londra, un transessuale di nome Toni Richardson, sosia di Lady Diana Spencer, era stato linciato dalla folla natalizia di un grande magazzino.
Dall'Arta Server provenne il suono campionato di una sirena. Ci precipitammo dietro a Peter per leggere il contenuto di un rettangolo viola: il contatto era stato localizzato.
Peter Mandala era riuscito a localizzare un indirizzo mail di trafficanti di ormoni, probabilmente un ufficio contabile della mafia azera, e gli filtrava i messaggi in arrivo. Da mesi tenevamo sotto controllo migliaia di server su cui si svolgevano attività illegali, e controllavamo i movimenti in attesa di un indizio. Alla fine il contatto si era tradito e aveva utilizzato il vecchio nome: Zombie. Si proponeva come intermediario per un passaggio di ormoni trafugati da un laboratorio della Ciba.
Tracciare il percorso attraverso i router della rete mondiale fu un attimo, utilizzando microscopici retrovirus installati nei grossi server che gestivano le tranche ATM.
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