In ogni caso la scienza rappresenta l'elemento più importante di una cultura democratica di trasformazione del mondo, per un semplice motivo: conoscere e comprendere la propria collocazione all'interno della dimensione materiale dell'universo smantella ogni possibile credito alle dottrine antidemocratiche di chi crede in una società divisa in caste, nelle lobbie, nella superstizione.

Nei prossimi decenni spero nel riavvicinamento tra la cultura umanista e tecnica, affinché entrambe possano comprendere la reciproca inadeguatezza a sostenere una grande trasformazione. Singolarmente si può pensare all'esplorazione del sistema solare e alle prime colonie terrestri, al controllo dei meccanismi di fusione nucleare, agli automi cellulari in medicina e in tutti i settori della costruzione di merci... Spero anche nel superamento del modello standard della materia e alla riformulazione della fisica che ruota attorno all'indeterminazione di Heisenberg. Questa sì che sarebbe una grande soddisfazione... Ma soprattutto la scienza deve giocare un ruolo chiave nel recupero della partecipazione democratica, nel globale elevamento del tenore di vita, nello smantellamento delle élite e nella perdita di credito delle religioni. Non scherzo affatto quando penso che l'attacco alla scienza e alla cultura in generale hanno come risultati l'abominevole establishment politico che oggi governa l'Italia attraverso una manipolazione di massa che usa i talk show e lo sport, e sciovinismo o egoismo troglodita e localista.

Hai mai pensato di scrivere un libro sulla filosofia della scienza partendo dalla fantascienza, o comunque usando stimolazioni ricevute anche dalla sf? O magari il contrario? Suppongo che potrebbero uscirne prodotti molto originali...

Gran bella idea. Un po' ci ho pensato, e, in qualche modo, essa è alla base sia del libro che scrivesti nel 1985 con Eugenio Ragone e Antonio Scacco, Il gioco dei mondi, sia del bel volume di Renato Giovannoli La scienza della fantascienza. Anche Carlo Pagetti, nei suoi interventi sullo scientific romance e Herbert George Wells, ha girato attorno a questa idea. Secondo me il rapporto è molto profondo e ancora da comprendere. Io credo che non esista un rapporto di antecedenza e conseguenza ma, un po' recuperando le idee che stanno alla base de La struttura delle rivoluzioni scientifiche di Kuhn o altre provocazioni di Paul Feyerabend, esista alla base un immaginario comune che spinge per una grande trasformazione, verso la costruzione dei paradigmi culturali delle epoche. Ho a mente proprio La grande trasformazione di Karl Polanyi e la "scienza unificata delle società umane", ma non penso tanto ai singoli temi del viaggio del tempo, del supercomputer, del teletrasporto (questo è assolutamente fuorviante, non esiste un vero rapporto); penso piuttosto al complesso dell'immaginario scientifico e fantascientifico quando professano punti di fusione, come il concetto di utopia.