Robot 43, ecco il sommario
Narrativa
Le farfalle dei ricordi di Ian Watson
Perimeni di Alessandro Fambrini
Confini di Fabio Nardini
Le belle figlie di madama Dorè di Giuseppe Pederiali
Gli oscuri dei di Transpeeraags di Marco Passarello
Pallida la tua pelle, rosso il tuo sguardo di Roland C. Wagner
Rubriche
L'orribile invasione della melassa autospalmante di Vittorio Curtoni
INCHIESTA - Professione: scrittore di fantascienza a cura di Silvio Sosio
ROBOTA REDUX - Science Fantasy di Giuseppe Lippi
LA VOCE DI TOBOR - Se incontrassi per strada un comunista di Ugo Malaguti
AL ROGO! - Serial science fiction di Nicolas Eymerich
CRITICA - Scienza e fantascienza di Riccardo Valla
FUMETTI SF - Cose da ratti! di Claudio Leonardi
MEDIOEVO PROSSIMO VENTURO - Raffreddamento globale di Roberto Vacca
RETROFUTURO - Giuseppe Pederiali di Vittorio Catani
ROBOTICA - L'evoluzione del metallo di Alessandro Vietti
FANDOM - 2003: un anno in crescita di A. Jarok e K. Baroncinij
FANDOM - I club italiani: Moonbase '99 di Flora Staglianò
MEMORIE DAL GRANDE SCHERMO - Come ti travesto l'alieno di Giovanni Mongini
CINEMA - Forbidden Planet Hollywood di Alan D. Altieri
PICCOLO SCHERMO - Stargate SG-1 di Roberto Taddeucci
Libri
Robot 43, pagine 192, Euro 9,99
Abbonamento a quattro numero Euro 33
Capita talora, in certi periodi della vita, che i segnali si accumulino: il mondo esterno, sotto varie e non mentite spoglie, cerca di dirci qualcosa, e se il nostro cervello non è troppo pigro, o se infilare la testa sotto la sabbia e mettere il culo per aria non è la nostra specialità, ce ne accorgiamo. Se ben rammento, C. G. Jung parlava di coincidenze causali, che è una bellissima espressione e mi viene a fagiolo.
Scrivo questo editoriale a ridosso della fine d'anno, nella mia piccola Piacenza tappezzata di luci e lustrini come ogni altra città italiana. E la sensazione della coincidenza causale mi stringe forte lo stomaco. Perché da un po' di tempo sto traducendo per l'Editrice Nord quello che mi pare un ottimo romanzo di fantascienza, Altered Carbon, opera d'esordio di uno che ci sa fare, Richard Morgan: siamo nel 2500 o giù di lì, e nessuno muore più sul serio, perché negli esseri umani è inserita una pila che raccoglie i dati dell'esistenza quotidiana; e quando uno crepa, i suoi dati digitalizzati vengono riversati in un nuovo corpo (una "custodia") e oplà!, si risorge da morte. Senza nemmeno dover aspettare tre giorni. Miracolo. Ovviamente, nell'intero universo colonizzato è vietato creare duplicati di se stessi, anche se la tecnologia lo permetterebbe; ma banditi e delinquenti vari danarosi, truffando le assicurazioni e sfruttando il mercato nero delle custodie, lo fanno. Al di là del fatto che a me è venuta subito in mente l'Italia di questo futuro, fornita di legge Gasparri o equivalente per permettere la duplicazione dei più eccellenti pezzi grossi del panorama politico e/o imprenditoriale, l'idea non mette i brividi? Il doppio, il doppelganger della tradizione fantastica, ritradotto nei termini di una tecnologia che lo renderebbe tanto concreto, massiccio. Reale. Con o senza una pioggia di cloni, che sarebbero contorno appetitoso ma non indispensabile. Nello stesso corpo o in un altro, ti potresti duplicare. Espandendoti fino a limiti oggi impensabili.
Poi, nella pienezza del tempo (il tono biblico mi si addice, trovo), mi sono arrivati i materiali per questo numero 43 della nostra amata Robot. E cosa scopro? Vanni Mongini che ci ricorda alcuni dei più o meno perfidi invasori del cinema, alieni che si sono impossessati dei nostri corpi per farne loro dimora. Quindi, duplicandoci a loro uso e consumo, rendendoci altro da ciò che siamo realmente. Alan D. Altieri, alias Sergio, che ci parla dell'allucinante mondo della Hollywood dei nostri giorni, tutto remake, fotocopie, duplicati mal fatti (e guardate che Altieri a Hollywood lavora come sceneggiatore, non parla per sentito dire). Ian Watson, che ringrazio di cuore per la cordialissima disponibilità, con un racconto sui telefonini cellulari del futuro del quale non posso svelare l'inghippo perché sarebbe peccato mortale contro il lettore, ma insomma dopo averlo letto capirete cosa c'entri con questo discorso. E infine, last but not least (mi è solo arrivato per ultimo, proprio sul filo di chiusura del numero), uno straordinario, ruspantissimo e sgargiantissimo pezzo di Ugo Malaguti, pagine che mi hanno scavato diritto nel cuore: dove stanno più le cose vere di una volta? I veri comunisti, i veri fascisti, o anche il vero gorgonzola, se vogliamo metterla sul piano culinario? Tutti uguali, tutti omologati sul buonismo e sul ripudio delle idee per le quali ci si è battuti un tempo? Tutti fotocopie? Tutti orientati verso un indifferenziato centrismo di ideologie, ideali, e prassi operative? E' questo il trionfo del liberismo e del villaggio globale?
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