Leggendo con attenzione gli interminabili titoli di coda dei tre film che compongono la trilogia di Peter Jackson su Il Signore degli Anelli ci si imbatte nel nome di Gino Acevedo, accreditato col titolo di Prosthetics Supervisor. Americano di chiare origini latine Acevedo ha svolto un ruolo dietro le quinte molto importante, stando su quell'ideale ponte che unisce il mondo del trucco reale, visibile sul set, e quello compiuto tramite la manipolazione delle immagini digitali. Ci racconta lui stesso un percorso che lo ha portato da Hollywood a Wellington.

Prima domanda di rito. Come è stato coinvolto nel progetto Il Signore degli Anelli ?

Nel 1997 ero a Los Angeles e Richard Taylor venne a Los Angeles per partecipare ad un workshop nel quale stavo lavorando. Per la KNB Effects, con cui ho lavorato in diversi film, stavamo preparandoci per il film Spawn. Richard era amico di uno dei dirigenti della compagnia Howard Berger e venne a L.A. per una visita. Si presentò a me mi disse di venire dalla Nuova Zelanda e lavorare per una compagnia chiamata Weta Effects. Stavano cominciando a preparare un nuovo film, che avrebbe dovuto essere King King. Richard conosceva altri film nei quali avevo lavorato, specializzandomi nell'air brushing, ovvero nella pittura con pennello ad aria compressa. Avevo quindi già allora une certa esperienza nel preparare la pelle per trucchi prostetici e di make up, pelle di creature, ritocchi finali per pupazzi e altre cose di questo genere. Mi chiese se potevo essere interessato ad andare in Nuova Zelanda per svolgere del lavoro su un dinosauro. Gli dissi che certamente ero interessato, anche se a dire la verità non avessi un'idea ben precisa di dove fosse la Nuova Zelanda! Rimanemmo in contatto ma alla fine poi il progetto King Kong allora non venne realizzato perché lo studio non voleva un altro film troppo simile a Godzilla, che era già in fase avanzata. Richard poi mi contattò di nuovo e mi disse che Peter Jackson stava cominciando a lavorare su un altro progetto, ma non poteva assolutamente dirmi di cosa si trattasse. Tuttavia tramite voci di corridoio venni sapere che si trattava di Il Signore degli Anelli. Richard venne di nuovo a L.A. e andammo a cena insieme e mi disse: "Questo è un grosso film, ti piacerà lavorarci ma non ti posso dire che cosa è". Gli chiesi: "E' Il Signore degli Anelli ?" E lui "Non posso dirtelo, davvero, non posso". Ma, insomma, avevo capito che si trattava proprio di quello. L'accordo era fatto. A quel tempo stavo lavorando con Patrick Tatoupolos e quindi presi tre mesi di aspettativa e venni in Nuova Zelanda per fare dei disegni preliminari e poter cominciare a preparare il necessario in quanto a sculture. Poi tornai poco dopo per altri tre mesi e feci quindi un po' di avanti e indietro con gli Stati Uniti per completare altri progetti per i quali mi ero impegnato già in precedenza. Adesso sono qui da oltre tra anni, continuativamente.

Con quale compito esattamente?

Il mio compito principale è stato quello di sviluppare i colori e il look della pelle delle varie creature che appaiono nel film, aiutare con le protesi di trucco indossate dagli attori, il loro colore e aspetto e verosimiglianza. Ad esempio il naso di Gandalf, indossato da Ian McKellen. Questi accessori non solo vanno disegnati e sviluppati ma anche scolpiti, cercando di farli apparire il più reali possibile. Una delle sfide ad esempio è costituita dall'apparenza della e dal colore, perché l'aspetto della pelle umana è ben noto agli spettatori per cui bisogna fare attenzione e trovare le tonalità giuste. Con l'esperienza poi si impara a prevedere come un certo colore apparirà una volta ripreso, applicato sul volto dell'attore e sotto le luci del set. Ci vuole molta attenzione perché talvolta il prodotto finito può essere molto diverso, sullo schermo, da quello che ci si aspettava.