Agro Lamastrozza, in provincia di Bari - ore 01:10:01, alcuni giorni dopo (nell'insieme mica tanto meglio, nonostante il look 'binario').
A ridosso dei paesi Binetto-Bitetto-Bitritto la notte non significava buio, quella notte. Tra gli alberi contorti si muovevano ombre incerte, una luminosità sanguigna disegnava volti scarni, scavati; volti stravolti. Lunghe vesti nere s'intuivano da riflessi rossastri.
WAAAAURGH!! Un ululato, da uno di quegli esseri misteriosi. Chi, perché!
Per scoprirlo, immaginate di essere una videocamera che s'intrufoli nel folto degli olivi. Ruvidi, come ben sa l'unica ombra chiara del contesto, incatenata a uno dei grossi tronchi. Una povera creatura indifesa, denudata, bianca, appetitosa: Mariolita.
WAAAURGH! Cerchio di fiaccole fumose. Mariolita singhiozza affranta. Una figura mostruosa, puzzolente oltre ogni immaginazione (ma questo una videocamera non può rilevarlo) si avvicina alla donna in cerchi concentrici. Dagli alberi in ombra arriva un continuo incitamento, come una litania:
- Dai, muoviti, imbecille. Prendila, è tua! Che ti piglia?
Il mostro spiraleggia, traballa, poi si blocca davanti alla ragazza che si tura il naso inorridita. Il mostro allunga una mano...
S-PPPP-AAAKK!!!
Momenti d'autentico orrore! Mariolita è già stralunata e non capisce, il regista Sergio Prokolotos tenta di togliersi di dosso quello schifo e balbetta stravolto:
- Ahh, ma questo non è nel copione, è... esploso!! - Ha un riflesso condizionato e strilla: - Riprendete, riprendete tutto!
Voi però (telecamera) non potete: anche l'obiettivo scola schifo, sangue, budella.
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