- Dove stai andando?... - Avrebbe voluto aggiungere, per disprezzo, pisellino, ma non se la sentì. Era arrabbiata, non solo per gli amori del Mòlder, ma perché non gli aveva dato tempo di strapazzare quel rincojonito del bar.
- In chiesa.
- Ti sposi? - Non riuscì a trattenersi. Ci fu una serie di vaffa e di vattelaprende e poi la salita ebbe la meglio e col fiatone che si ingrossava venne il silenzio.
Girarono sulla piazzetta della chiesa.
Dal vicolo si notava la luce strana che veniva dalla piazza ma si poteva pensare ad una strana illuminazione. Girando, i due, si trovarono di fronte ad una chiesa che rifletteva di luce verde; non si trattava di nessuna illuminazione, era come se la luminosità provenisse dall'interno dell'oggetto, dalla chiesa in questo caso. Un bagliore verde smeraldo. Due carabinieri li fermarono appena voltato l'angolo.
- Non si passa. - dissero soltanto. E lo dissero convinti di non dover mai spiegare niente.
- Siamo delle Forze Speciali... - fece Sculli stando attenta a pronunciare le parole con le maiuscole bene in evidenza, anche se non le riuscì appieno di indossare l'abito di colei che non deve essere fermata mai. Nel frattempo Mòlder tirava fuori le patacche, conscio che nonostante tutto faceva parte del vasto gruppo di coloro che non devono essere presi in considerazione, mai.
- Ah, sì! - fece uno dei due, quello coi baffetti neri e fini che 'sembrava' siciliano, e il brutto fu che lo fece senza neppure degnare di uno sguardo le preziose patacche di Mòlder. - ... e speciali a far che? - Non c'era modo di sbagliarsi, nella sua voce c'era una leggera vena di ironia. Sculli aprì bocca per elencargli con precisione e pignoleria tutte le cose che sapeva fare in maniera speciale ma Mòlder fu velocissimo a mettere via le patacche a prenderla per un braccio e a svoltare con lei a traino l'angolo e a tornare indietro.
- Ma è mai possibile che ogni volta ti metti a litigare...
- Ma mi vuoi dire che ci hanno nominato a fare nelle Forze Speciali se lo sappiamo solo io e te... - ...e quell'oca della tua fidanzata, avrebbe voluto aggiungere, ma si trattenne appena in tempo, non gli andava di rimanere sola e appiedata in terra sconosciuta.
I due carabinieri non dissero niente questa volta, quando Mòlder e Sculli si ripresentarono con il sindaco in persona come lasciapassare.
Li lasciarono passare.
L'interno della chiesa era sconcertante e affascinante allo stesso tempo: una piccola struttura, come quasi tutte le chiese di paese ricolma di tutto l'armamentario di stucchi nobilitati da polvere grassa e appiccicosa che contraddistinguono il barocco campagnolo, un piccolo altare e una luce che sembrava provenire proprio da là. L'effetto strano era che questa luce sembrava attaccarsi alle cose e rimanervi cosicché tutte le superfici finivano con l'essere esposte alla luce, anche quelle che invece, secondo logica, dovevano essere in ombra.
- Che cos'è? - chiese Sculli, ma la domanda era stupida e mal posta, nessuno le rispose. Filippetti Augusto, in silenzio, si avvicinò all'altare e poggiò la mano sul piano di marmo e Mòlder e Sculli la videro scomparire.
- Non sembra essere pericoloso, comunque... - disse Filippetti Augusto ritirandola e mostrando la mano intatta.
- Che ne pensi? - chiese Sculli a bassa voce avvicinandosi a Mòlder quasi che tutto d'un tratto non si fidasse più del Filippetti. Mòlder, naturalmente, non rispose.
- Eh?!... che ne pensi?
- E se fosse un miracolo? - chiese quasi con noncuranza Filippetti Augusto.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID