Pensione Zi' Rosa

Zona Stazione, Firenze

20 maggio, ore 21:30

- Uno, sèis, sette... El terminale spento! Spiegamela 'sta cosa! L'utente el potrebe aver el terminale spento!

- Vuol dire che forse non è acceso: vuoi che la tua amata Simonini Paola se ne passi le sere appiccicata al cellulare giessemme che gli hai affibbiato per poterla trovare anche in capo al mondo?

- Ostia! Essì che xe la voglio!

- Eccheè? Sant'Annunziata vergine?

- Però ce l'ho anche io il giesèm, e l'ho sempre attaccato! Che se la me ciama...

- Madò, che capa tosta che tireni. Aspetta, aspetta che la ti chiama...

- E poi, xe è esto potrebe che m'infuria! Se è libero, è libero; se è occupato, è occupato. Ma potrebe, che informazione l'è? E costa, il giesèm!

Pasculli meditò per un attimo se lanciarsi in una filippica contro i mali della Telecom. Ma era stata una giornata pesante. Dopo aver passato il pomeriggio a inserire nel computer i dati relativi alle frattaglie, aveva scoperto un dato orripilante: a tutti i cadaveri era stato asportato il pancreas. Forse tutto lo scempio era motivato solo da questo: un tentativo di nascondere questo agghiacciante particolare; o, forse, da un po' di ignoranza sulla posizione del pancreas, che aveva costretto l'assassino a cercare molto a lungo. Tutto questo l'aveva agitata assai; era dal tempo di Tumz, il dj mutante mangiafegati, che non si trovavano di fronte a qualcosa del genere... Tutto era veramente troppo orribile per crederci: venti persone maciullate, la polizia che insabbia, un maniaco (o forse più d'uno...) che non lascia impronte, e poi quell'albergo: caro, difficile a trovarsi, e con una tappezzeria orrenda.

Moldèr, ancora attaccato al telefono, sbottò di nuovo:

- E la x'ha sempre el terminale spento, ostrega!

- Sarà un'azione di disturbo degli alieni...

Moldèr staccò il terminale e si girò verso la collega, corrugando la fronte. Con aria solenne annuì.

- Posson fare di tutto, con i telefoni... -, e aggiunse, perentorio, - la verità x'è de fora!

- Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio!

Quando, nel corso delle loro inchieste ai due colleghi capitava di dover andare a dormire, si salutavano a questo modo per sdrammatizzare.

E mai un cazzo di bacio della buonanotte, pensò, amara, Pasculli.

Scuola di ballo latino ChaPerTre

Firenze, via Pistoiese 301/3

21 maggio, ore 17-18

- Uno, due, tres, quater...

- Ahi! Cazzone che non sei altro! E statti attento, che mo' mi ripesti

- Scusa, collega! Non sento il ritmo, me dispiaze...

- Madò! Allora perché m'hai portato a ballare?

- Xé una pista -, fece Moldèr alla collega sottovoce, - Studiamo il sottobosco del ballo fiorentino: cerchiamo i compagni di merenghe... geniale!

- Ahi! -, rifece Pasculli, che rese la pestata in forma di pizzicotto al collega Moldèr, - Come l'idea del panino con l'intestino...

- Ah! Il lampredotto! Certo, dovremo familiarizzare con le interiora... Avevo capito subito, che mancava qualcosa, lì a lamòrg...

- Eh?

- All'obitorio, la morgue!

- Ma parla da essere umeno, Moldè'...

- Ah, beh. Però devi dire che il panino col lampredotto è buono

- Quello è alieno no?

- Eh, no. Tradizionale, direi. E, soprattutto, importante ai fini precipui de l'indagine...

- Ahi! Però, niente niente, sei simpatico quando che mi pesti li pedi... Guarda che qui stiamo a fare la nottata: lo sapesse la tua Simonini Paola!

Chiamato in causa, il cellulare trillò, quasi a tempo. Moldèr cercò di piroettare verso il ricevitore, inciampando nei suoi stessi piedi. Tentò di rialzarsi, e cadde ancora, pensando che forse il lampredotto era veramente alieno. Quindi svenne.