- Vi ho intimorito, facce di cactus? - disse stringendo i pugni in segno di sfida.

Chissà, dopotutto, poteva averle dimenticate lui nella fretta di scendere. Ma anche questa volta il pensiero non lo sfiorò neppure di striscio.

Appena fu entrato in casa e si fu messo le pantofole, squillò il citofono.

Ciabattando indispettito Fosco andò a rispondere. Era la Pasculli. - Scendi, ho trovato dove lavora Lovecraffo. Andiamo.

- Uffa, ma c'è un sacco di traffico, e poi sta per piovere, e ho un sonno tremendo, e alla TV fanno Star Trek, e...

- Muldèr...

- Ok, ok, 'diamo.

Si rimise le scarpe e scese di nuovo le scale. Giunto al piano terra si incrociò con il custode che lo salutò cordialmente - Salve, agente Muldèr - disse stiracchiandosi - Lei sì che è uno sportivo; sia a salire che a scendere non usa mai l'ascensore.

"Ascensore?" Si domandò stordito Fosco per un istante, senza approfondire più di tanto la questione perché nel frattempo stava cercando meccanicamente le chiavi nella tasca del suo impermeabile senza trovarle. - Malvagi alieni, con voi farò i conti più tardi - imprecò tra i denti. L'agente Pasculli lo aspettava a bordo di una vecchia lambretta. Con la mano gli fece cenno di accomodarsi sul sedile posteriore. Poco convinto, Fosco prese posto.

- Dove siamo diretti?

- San Donato.

- Lavorava là Lovecraffo?

- Esatto, alla ditta di cosmetici Che fico sei.

- Grazie, pupa.

- Ma che hai capito, citrullo. Che fico sei Subnuclear Cosmetics è il nome della società.

La lambretta partì immergendosi nel traffico a velocità warp.

- Pasculli, mi raccomando - farfugliò l'agente - stai attenta ai pedoni che sbucano fuori da tutte le...

Non fece in tempo a finire la frase che l'agente Pasculli frenò bruscamente per evitare una mamma con carrozzina che stava guardando dal lato opposto della strada. Istintivamente Fosco si strinse forte a Loredana e venne scosso da un brivido di piacere lungo la schiena. Percepì la sua pelle morbida, profumata, immaginò i turgidi capezzoli di lei forzare contro il trasparente reggiseno nero. Sentì un po' di bava colargli lungo il labbro inferiore, ma presto qualcuno dall'aldilà lo riportò alla normalità: - Ricorda, - diceva una voce asmatica - hai un contratto da rispettare. Non puoi sfiorarla neppure con un dito... E' chiaro? Altrimenti non becchi un quattrino.

- E' chiaro, è chiaro - rispose con affanno l'agente.

- A proposito, non hai mica dello sciroppo per questa asma che mi assilla?

- Ehi, che succede là dietro? - intervenne Loredana. - Con chi "diavolo" stai parlando?

Forse era proprio il Diavolo, pensò Fosco: - No, non è nulla. Stavo giusto considerando che ad andare in vespa c'è proprio un forte vento.

- Ma va là - esclamò, zigzagando tra le macchine, - non si tratta di vento, è solo che ieri sera ho mangiato tacos e fagioli. E ne ho a casa ancora per tutta la settimana...

San Donato, Metanopoli, Che fico sei Subnuclear Cosmetics

Mercoledì, ore 8:30 circa

- Buon giorno, signori, posso esservi utile? - chiese la ragazza della reception, con un sorriso smagliante.

Liberando le narici e uscendo dall'apnea del viaggio seduto dietro la Pasculli, il pallido Muldèr tirò fuori il distintivo. - Vorremmo...

- Un attimo prego - la ragazza sollevò la cornetta e schiacciò un bottone lampeggiante sulla consolle del centralino. - Che fico sei Subnuclear Cosmetics, buon giorno, posso esserle utile?

Muldèr tamburellò con le dita sul bancone. Il colore della sua carnagione nel frattempo era tornato sufficientemente roseo.