D'improvviso la radiosveglia s'attivò facendo letteralmente sobbalzare Fosco ancora sotto il piumone. La donna delle pulizie, anche quella volta, gli aveva spolverato l'apparecchio elettronico spostando incautamente i cursori dell'audio e della frequenza, e alle 7.15 Radio Antenna Emigrante, al massimo del volume, esplose nelle note di "O sole mio!". Un risveglio violento che lasciava intendere una giornata molto difficile fin dall'inizio.
Dopo una scarna colazione fatta di mezza fetta biscottata intrisa in una fredda tazza di latte a lunga conservazione molto denso e grumoso e un sorso di caffè come solo lui sapeva fare, Fosco si infilò addosso l'impermeabile e scese i sei piani a piedi, dirigendosi verso la sua Alfa Sprint posteggiata sotto casa. Solo quando arrivò all'altezza della vettura mise le mani nelle lunghe tasche e imprecò tra i denti: - Fottuti alieni, ridatemi le chiavi della macchina, so che siete voi! - Continuò a cercare nei tasconi senza successo e quando decise di tornare al suo appartamento per una verifica, notò il mazzo di chiavi della Alfa Sprint inserito al suo posto nel cruscotto. - Bastardi - disse tra se, - mi volete fare uscire pazzo, ma anche questa volta le avete tirate fuori prima che mi mettessi a fare un casino bestiale!
Forse, dopotutto, poteva averle dimenticate lui nella fretta di salire in casa la notte precedente. Ma questo pensiero non lo sfiorò neppure per un istante. La portiera era aperta e salì con attenzione.
Esternamente l'auto appariva accettabile, ma al suo interno le cose erano ben diverse. Purtroppo più volte Fosco aveva scordato i finestrini aperti (anche se lui asseriva che fossero gli alieni ad abbassarglieli durante la notte) e l'inverno aveva fatto la sua parte allagando sedili e moquette.
L'estate precedente, ad esempio, stava viaggiando in tangenziale, con una mano sul volante e l'altra al telefonino parlando con Loredana. Improvvisamente il suo sguardo si portò sul contagiri che gli apparve come un radar pieno di formichine. L'agente Pasculli, dall'altra parte dell'apparecchio si preoccupò del suo compagno. Pensò subito che avesse fumato qualcosa di troppo forte, ma poi la voce di lui la rassicurò. "Oh no, non è nulla , Pasculli", disse al cellulare. "Si tratta proprio di formiche rosse che si sono appiccicate al cruscotto. Deve essere stato quel panino con la marmellata che ho mangiato per metà la scorsa settimana e che poi ho lasciato qui in giro."
Anche adesso, in pieno inverno, la macchina di Fosco riservava delle sorprese e degli orrori che i miti lovecraftiani di Cthulhu a confronto non erano nulla.
Si infilò in un ingorgo pazzesco alla prima a destra. Era un altro giorno di sciopero dei mezzi, dei postini, dei capostazione, dei pompieri, dei metalmeccanici, dei farmacisti, degli avvocati, dei tappezzieri. Dalla sua autoradio con frontalino, l'RDS indicava una scritta lampeggiante. L'agente Muldèr la fissò quasi in trance. Diceva: "Non guardare l'RDS, guarda avanti che se no vai a sbattere". Fosco in quel momento si sentì venire meno e diede automaticamente la colpa alle forze del male, dimentico della peperonata con cozze e lardo di maiale mangiato la sera prima. Dall'autoradio le News lo colpirono senza ritegno. Lo speaker non ebbe pietà. - E' un grande giorno anche oggi, ragazzi. Una bellissima mattina per chi come me è chiuso in uno studio radiofonico. Certo, uno stanzino di 2 metri per 2 non è granché, ma è sempre meglio di quei citrulli che sono inscatolati in mezzo al traffico. Ci colleghiamo proprio in questo momento con la nostra redazione per gli ultimi aggiornamenti. A te Diego Squagliotti.
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