I soldati lo afferrarono. L'uomo cercò di divincolarsi, ma tutto fu inutile. Il dottor Strauss gli si avvicinò, troppo vicino. Aveva una siringa nella mano destra, e una fiala nella sinistra.

L'uomo sbirciò la fiala. C'era un'etichetta, e sull'etichetta c'era una sigla.

CRX. La siringa risucchiò avida il contenuto della fiala, tingendosi di rosa.

- Cosa vuole farmi? - gridò, terrorizzato.

- Lei è uno scienziato, apprezzerà l'occasione di partecipare alla sperimentazione del CRX.

- No, la prego, no...

L'ago penetrò nella pelle, e poi giù giù nella carne della sua spalla. L'effetto fu istantaneo. Gli sembrò che la spalla diventasse grande, enorme, e poi che tutto il mondo attorno a lui si distorcesse, e si sentì pesante, pesante, sempre più pesante. Il terreno sembrava attrarlo in modo irresistibile, e le sue ginocchia non riuscivano più a sorreggerlo. Cadde, cadde per interminabili istanti. E poi, fu tutto nero.

Bovisa

Lunedì, 11.30

L'Alfa Sprint accostò al marciapiede sbandando un pochino sull'asfalto gelato. Non nevicava, ma la strada era coperta di una patina bianca di neve e ghiaccio. La temperatura esterna era definita, tecnicamente, un freddo boia. Fosco Muldèr aprì la portiera e scese dalla macchina.

Tirò fuori il distintivo per farlo vedere al carabiniere che teneva a bada i curiosi, e si avvicinò. Loredana Pasculli, la sua collega, era già lì. Sul terreno c'era un corpo. Era il cadavere di un uomo grasso, enorme, disteso a faccia in giù sul pavimento stradale.

- Cosa abbiamo? - chiese saltellando, cercando di far circolare il sangue.

- Un uomo bianco, età apparente cinquant'anni. - disse Loredana, che stava appuntando dei dati su un blocco note.

- Causa della morte?

- Ignota, ci vorrà l'autopsia. Probabilmente infarto.

- Molto interessante - disse Fosco, mangiandosi un po' le parole. Gli si stavano congelando le labbra. - E noi che ci facciamo qui? Ora la sezione XL files si occupa anche di semplici infarti?

Loredana Pasculli gli si fece accanto. - Hai notato gli abiti?

Fosco osservò meglio l'uomo, ma continuò a saltellare. Gli sembrava che il sangue gli si stesse congelando nella neve, e non per la paura, ma per il freddo tagliente. - Sembra che siano di svariate misure più piccoli. Guarda, gli si vede il fondoschiena. Non ci stava proprio più dentro.

- Esatto - disse Loredana. - Ma ora guarda questo, e capirai come mai ci hanno chiamati.

La donna si chinò sul cadavere, e con uno sforzo riuscì a girarlo sulla schiena in modo che si vedesse la faccia.

Fosco Muldèr sbiancò. - Santi numi.

- Non è lui - disse Loredana Pasculli. - Abbiamo già controllato. E' una specie di sosia.

- E cosa significa?

- Non lo so - disse Loredana. - Proprio non lo so.

Il volto freddo e pallido della salma guardava verso il cielo grigio. Era il volto che chiunque avrebbe riconosciuto al primo sguardo. Era il volto di Bettino Craxi.

Laboratorio di medicina legale

Lunedì, ore 14.

Loredana uscì dalla sala delle autopsie sfilandosi i guanti di lattice. - Un caffè? - chiese Muldèr, porgendole un bicchiere di carta.

- Grazie - disse la donna. Sembrava proprio averne bisogno. Ne bevve una sorsata e fece una smorfia.

- Ah... l'hai preso alla macchinetta in fondo al corridoio, vero?

- Sì, perché?

- Non cambiano mai l'acqua. Sa di marcio.

Fosco guardò il bicchierino che aveva in mano. - Boh, a me sembrava buono. Come quello che faccio a casa.

Loredana lo guardò disgustata. - Be', schifezza per schifezza, vuoi sapere dell'autopsia?