Loredana stava osservando il cancello. - E' chiuso - disse. - Torniamo indietro.

- Ok - disse Fosco.

Poi si ricordò che sarebbe dovuto risalire sulla lambretta, e ci ripensò. - Aspetta, Pasculli. Forse possiamo entrare scavalcando la recinzione.

La donna lo guardò stupefatta. - Ma così potrei smagliarmi la calze!

- Ma se porti i pantaloni!

Appianato questo problema, i due si diedero da fare. Dopo qualche minuto erano davanti al portone ad apertura elettronica. - Ok, e adesso? - chiese Loredana.

- Mai vista la pubblicità della Visa? - chiese Fosco con un sogghigno.

- La carta di credito che ti apre tutte le porte?

- Esatto - disse Muldèr, e fece passare la carta nel lettore ottico. Batté sul tastierino il suo codice bancomat, e la porta si aprì.

- Un giorno dovrai spiegarmi come fai - borbottò la Pasculli, seguendo il collega all'interno dell'edificio.

Il silenzio era completo, e il buio era pesto, di quelli da mettere paura. I due agenti si inoltrarono nell'edificio facendosi luce con una piccola torcia. D'improvviso, Muldèr si fermò. Fece un passo indietro. E in quel momento si udì un urlo agghiacciante.

- Porca miseria, Muldèr, stai attento! - urlò Loredana, massaggiandosi un piede.

- Scusa. La porta del laboratorio è questa.

- Entriamo.

Una volta superato lo sbarramento della chiusura elettronica (questa volta usarono il bancomat di Loredana perché quello di Muldèr aveva superato il limite settimanale) ai loro occhi stupefatti si presentò una scena incredibile: centinaia di lucine verdi punteggiavano il buio con un effetto a dir poco natalizio.

- Il presepe... - mormorò Muldèr.

- Accendo la luce - disse Loredana.

Ora si vedeva tutto.

La stanza era piuttosto vasta. Alle pareti c'erano decine e decine di piccoli oblò di cristallo, ciascuno con accanto una piccola tastiera numerica e delle spie, molte delle quali emanavano una luce verde. Al centro della stanza vi erano lunghi banconi sui quali riposavano, spenti, monitor, computer, apparecchiature di vario genere.

- Guarda qua, Muldèr - disse Loredana.

Muldèr si avvicinò alla collega che stava sbirciando attraverso uno dei piccoli oblò di vetro.

- Sembra un frigorifero.

- Lo credo anch'io. Probabilmente contiene materiale genetico che viene conservato per qualche motivo - disse la donna.

Il volto di Muldèr si illuminò. - DNA alieno! Finalmente...

- No, Muldèr, guarda. All'interno, ci sono dei contenitori con delle sigle.

- Sono tre lettere... non si vede bene, è messo di traverso... sembra... sì, CRX.

Loredana andò all'oblò vicino. - CRX, anche qui.

Muldèr si spostò qualche metro più avanti. - Qui è diverso: FFN. Ce ne sono parecchi, tutti FFN.

Loredana andò alla parete di fronte. - E qui NDR.

- Che diavolo significherà? - si chiese Muldèr.

- Posso risponderle io.

Muldèr e Pasculli si voltarono verso la voce. Sulla porta era comparso un uomo. Ed era armato. E l'arma era puntata verso di loro.

- Buttate le armi a terra, lentamente, e mettete le mani dietro la testa.

- Siamo pubblici ufficiali. Andrà incontro a delle grane, per questo. Quando lo verrà a sapere il maresciallo Schinnici... - disse Loredana.

- Le assicuro, signorina, che questa sera le grane le state passando voi.

I due agenti obbedirono. Non avevano altra scelta.

- Dunque siete arrivati fin qui. Avete scoperto il progetto.

- Quale progetto? - chiese Muldèr. - DNA alieno?

L'uomo si fece una grassa risata. - Mi spiace deluderla. Siete incappati nel progetto Prima Repubblica. Ma me l'aspettavo, del resto. Lo sapevo che quell'imbecille di Strauss avrebbe fatto casino. E' stato un errore usare il CRX su Lovecraffo. - L'uomo fece una pausa per scartare una caramella e ficcarsela in bocca.