Mentre la Pasculli parlava Muldèr si era alzato più volte. Era andato in bagno, poi aveva chiamato un suo vecchio amico di scuola, si era preso un'altra coca-cola e finalmente si era riseduto. - Allora - chiese spazientito, - ti è venuto in mente qualcosa sugli studi di Lovecraffo?

- No, non ricordo proprio, dovrei mangiare più fosforo e meno tacos.

- Saggia donna - sospirò Fosco.

L'agente Pasculli prese in mano il foglietto stampato da Armiani col dito unto e disse: - Dobbiamo accontentarci di quello che abbiamo qui, dice che Lovecraffo è laureato in bioingegneria subnucleare interlacciata.

- E che diavolo sarebbe?

- La scienza che studia il DNA, le tecniche di clonazione, e roba del genere. Ma a che serve questa roba in una fabbrica di cosmetici?

- Auzz... La cosa si fa complicata.

- Il database del SISMI non riportava certo questi dati. E', come dire, errato.

- Oppure - intervenne Fosco con preoccupazione, - qualcuno ha voluto confonderci le idee.

- C'è un unico modo per scoprirlo.

- E quale?

- Prenotare una vacanza alle Maldive per tre settimane, fare del surf, tanto tennis, nuoto a volontà, colazioni abbondanti al mattino, prendere un sacco di sole durante il giorno, poi una bella cenetta romantica e via in discoteca per tutta la notte...

- Davvero? - chiese inebetita la Pasculli.

- A grulla, sto scherzando! - abbozzò Fosco in dialetto toscano senza sapere quale forza oscura avesse preso il sopravvento su di lui. - Dobbiamo per forza tornare alla ditta di cosmetici e rianalizzare con attenzione le varie aree. Per esempio, sono sicuro che l'altra notte abbiamo scordato di perlustrare il laboratorio.

- Corbezzoli, hai ragione. - affermò la Pasculli.

- Capezzoli?

- Corbezzoli... maniaco.

- Sorry!

- Muldèr, magari non troviamo dettagli sul cadavere, ma lì potrebbero esserci dei particolari... che ci illuminino in questo oscuro e perverso cammino verso le forze del male che in realtà non sono altro che le nostre idiosincrasie e paure riflesse attraverso lo specchio della vita di tutti i giorni.

- A Pasculli, ma che sta' a di'? - l'apostrofò Fosco in dialetto romanesco senza sapere quale forza occulta avesse preso il sopravvento su di lui.

- Non lo so... Mi è venuta così.

L'agente Muldèr si fermò per qualche istante prima di parlare. Per un attimo ebbe paura di dire qualcosa in qualche altro maledetto dialetto che misconosceva.

- Faremo così - ordinò, - stanotte ci introdurremo nuovamente nella ditta di cosmetici e lavoreremo a stretto contatto. Perlustreremo minuziosamente il laboratorio e la sala macchine. Poi si vedrà. Tu ti metterai la gonna e salirai sulla scala per cercare i testi che utilizzano in quelle stanze e io starò sotto di te per guidare le tue meticolose ricerche.

Loredana fece un cenno col capo in segno affermativo. Anche lei aveva la netta sensazione che una seconda notte alla Che fico sei Subnuclear Cosmetics avrebbe portato buoni frutti. Quello che non sapeva era che in quel momento il modello di Pickman si stava sfregando gli artigli in attesa di assaporare una piccola vendetta personale.

San Donato, Metanopoli, Che fico sei Subnuclear Cosmetics

Giovedì, ore 23 circa

Il vento sferzava il volto impavido di Fosco Muldèr. Lui si strinse nel cappotto, si strinse le narici con due dita ed eroicamente resistette, mentre la lambretta di Loredana Pasculli sfrecciava sulla via Emilia diretta a San Donato Milanese. Quando arrivarono alla Subnuclear Cosmetics, Fosco scese e aspirò con gusto la mefitica aria inquinata di Metanopoli come fosse il più pregiato profumo francese.