E mentre ricordava quelle penose esperienze d'infanzia, tutto ad un tratto Fosco Muldèr sbucò da dietro l'angolo del palazzo.
- Ma che ti è successo? - chiese impietrita la donna - Pensavo d'averti perso.
- No, niente - rispose con indifferenza l'agente, - è che ho preferito fare qualche fermata in metrò.
- Paura di come guido?
- ...Sai, c'era il rischio che piovesse e quindi ero più tranquillo sottoterra - bluffò Fosco.
- Tu, e le tue fobie con le acropoli!
- A proposito, Pasculli, sei sicura di non avere finito i tacos con i fagioli?
- Stai scherzando, ne avrò almeno fino a tutta domenica. Ma perché me lo chiedi?
- Niente, niente.
Pochi minuti più tardi erano all'interno della ditta di cosmetici. Passarono dalla porta posteriore travestiti da personale di servizio. Fosco aveva indossato un camice azzurro, mentre Loredana, con una scopa di saggina in una mano e un secchio nell'altra, era riuscita a trovare un camice maculato e un po' maleodorante.
- Dio che tanfo - confessò Muldèr.
- Tacos e Fagioli, ricordi?
- Ma no, befan... Pasculli, credo che questa volta sia quello che hai indossato.
- Se lo dici tu... Bene, da che parte cominciamo?
Fosco ci pensò per qualche attimo poi con strana lucidità disse: - Dunque, vista la situazione direi che la cosa migliore da fare è dividerci. Io inizierò dal magazzino, tu dai piani alti.
- Ci ritroviamo qui alle dieci precise.
- Perfetto.
- Che ore fai adesso?
- Io le 9.15, e tu?
- Vediamo, io le 8.55
- Ok, ok - s'innervosì Fosco. - Vediamoci qui alle dieci circa. E ricordati di cercare, per prima cosa, nell'ufficio del morto.
Loredana fu molto preoccupata quando Fosco non tornò dalla sua ispezione. Lei aveva seguito gli ordini e alle dieci circa era tornata sul luogo di partenza, ovvero il lungo corridoio che immetteva nella hall adibita a reception della Che fico sei Subnuclear Cosmetics. Passò un'ora, poi un'altra ancora. Niente. Di Fosco neppure l'ombra. Loredana si spostava di tanto in tanto per verificare se l'agente stesse tornando e dietro di lei l'ombra cupa e minacciosa del modello di Pickman la seguiva silenziosamente in ogni sua mossa. Un'altra ora era trascorsa e dell'uomo nessuna traccia. La Pasculli decise di appoggiarsi alla parete e farsi scivolare lentamente verso il pavimento. Così facendo schiacciò inconsciamente il mostro che era dietro di lei e ci si addormentò sopra. Quella notte, nella cittadina di Innsmouth, accaddero strane cose e si sentirono urla immonde per molte ore. La Maledizione dell'incazzatura del modello di Pickman schiacciato da una stronza qualunque, sarebbe stato il prossimo racconto di August Derleth.
Loredana si sentì sollevare di peso. Un brusio di voci la circondò e qualcuno le diede persino dei buffetti sulla tonda faccia di donna visibilmente incinta (?).
- Ehi, c'è mica un medico? - gridò qualcuno. - La donna delle pulizie sta male. E' qui nella hall a terra, svenuta.
Sentì due forti braccia raccoglierla e dire: - Ci penso io, questa donna ha bisogno d'ossigeno. - Dalla presa possente l'uomo pareva essere un macho, benché puzzasse come una checca tra le più fetenti in circolazione nell'ultimo millennio.
- Fate largo, fate largo - sbracciavano i dipendenti della ditta di cosmetici.
Quando fu fuori all'aria aperta, Loredana aprì gli occhi e si vide tra le braccia del suo collega.
- Muldèr - balbettò.
- Zitta, non facciamoci riconoscere.
- Ma cos'è successo? - chiese a bassa voce.
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