O-Baa lanciò il suo urlo di vittoria. L'uomo si avvicinò al giovane, che al ritrasse in atteggiamento di difesa, proteggendo col suo corpo O-Ree. Ma l'uomo scosse vigorosamente il capo. Si puntò un dito sul petto e sillabò:

- O-Too!

O-Baa, diffidente, ripeté il gesto dell'altro e disse il suo nome. O-Too puntò il dito verso il giovane.

- O-Baa piccolo ma grande! O-Too non volere sua femmina. O-Too capo, O-Too tante femmine, ma O-Baa più forte di O-Too, O-Baa vinto Grro.

Questo lungo discorso sembrò aver stancato lo sconosciuto. Aprì ancora la bocca per parlare, ma sembrò non trovare le parole. Si avvicinò a O-Baa e gli tese le mani a palma in su. Il giovane distese le sue su quelle dell'uomo, che grugnì di soddisfazione. Forse per la prima volta nella storia del mondo, due uomini si erano toccate le palme delle mani in segno di amicizia. O-Too indicò Bee e poi ancora O-Baa:

- Bee è di O-Baa. O-Baa ucciso Bee!

Il giovane si avvicinò al daino e lo sollevò con evidente sforzo, portandolo verso O-Too. Lo posò a terra e, coi denti, aprì la vena giugulare dell'animale. Il sangue ancora caldo della bestia prese a sgorgare. O-Baa Invitò O-Too ad accostare le labbra alla ferita. L'uomo ubbidì e bevve un lungo sorso, poi fu la volta di O-Baa e infine di O-Ree.

U-Ua si ritirò lentamente e il buio fitto tornò a regnare sul teatro di tanti avvenimenti.

O-Too si picchiò il petto con un pugno, brontolò, grugnì e poi, all'improvviso, si allontanò tra gli alberi.

I due giovani furono ancora soli. Soli: non si erano mai accorti di esserlo. Il maschio con la sua femmina, o con le sue femmine. Il maschio coi suoi piccoli, mai un maschio con un altro maschio.

Tirarono il corpo del daino sui primi rami di un albero e, nel silenzio della notte, consumarono il loro primo pasto da quando erano diventati una famiglia.

IV.

Vennero sorpresi dall'alba, strettamente abbracciati. O-Baa scese dall'albero. Cominciava a preferire spostarsi sul terreno col solo uso delle gambe, ai lunghi salti da un ramo all'altro degli alberi.

Tornò sulla sponda del torrente e cominciò ad esaminare i sassi che via via trovava. Durante la notte aveva ragionato sul suo combattimento con Sii e Grro, e aveva deciso di non lasciarsi mai più sorprendere senza sassi a portata di mano.

L'attenzione di O-Baa fu presto attratta da una pietra appuntita, stranamente assomigliante alla pigna con cui aveva ucciso Sii. Il giovane l'afferrò e si accorse che le sue dita aderivano perfettamente a una specie di manico che spuntava dal sasso, levigato nei secoli dalle acque.

O-Baa alzò il pugno armato e di nuovo si sentì invincibile. Dopo un'ora di cammino lungo il greto del torrente, i due giovani sbucarono sul bordo di una sterminata zona pianeggiante, quasi completamente sgombra di alberi. O-Baa, che serrava sempre nel pugno il sasso del torrente, si fermò interdetto. La pianura verdeggiante, priva di alberi e quindi di ripari, gli diede un senso di sgomento.

Lunghe erbe spuntavano a ciuffi radi e il torrente vi si perdeva. Vaghi luccichii qua e là, nel verde, rivelavano dovunque la presenza di acqua.

O-Ree chiuse le palpebre al sole che le batteva sfacciatamente sul viso, come mai nella foresta. La linea del bosco continuava da una parte fino all'orizzonte. O-Baa sentì la curiosità di seguirla. Non avrebbe mai osato addentrarsi nella pianura, ma nello stesso tempo quel verde a vista d'occhio esercitava su di lui uno strano fascino.

Il terreno cedevole, intriso d'acqua, conservava profondamente le loro orme. I rumori della foresta parevano disperdersi di fronte a quell'immenso vuoto. Sciacquii, gracidii, tonfi, li avevano sostituiti.