Avanza piano, col capo chino, senza guardarle. Ne avverte gli sguardi critici, e ciò è sufficiente a generare in lui un senso di repulsione, vorrebbe scappare via, piangere, essere diverso.
Ma ce la fa: arriva incolume all'OGiMmy. E ne è valsa la pena: sul dorso c'è una fila ordinata di bottiglie, numerosa quanto l'Esercito di Terracotta dell'imperatore Ch'in Shih Huang. Fanno la loro bella figura i vini delle campagne piemontesi, l'unico alcolico che i Risorgi si permettono di bere, a parte qualche grappa o liquore prodotto esclusivamente nei confini, come piace dire ai più radicali, sabaudi. Dietro lo schieramento di vini I.G.T., D.O.C., D.O.C.G., V.Q.P.R.D., I.F.N.N.D.S.R., fanno timidamente capolino le forme più varie delle bottiglie di gin, Martini, rhum e... (rullo di tamburi)... (squilli di tromba)... vodka! C'è una bottiglia verde, proprio quello che Andrea sta cercando, e ne versa un bicchiere. Poi si procura altri tre bicchieri e li dispone in fila, preleva alcune bottiglie il cui contenuto potrebbe sembrare innocente acqua minerale e ne versa una certa percentuale per ciascun bicchiere, dando vita a un cocktail letale quanto bersi una molotov. Trangugia il contenuto dei tre bicchieri come se si trattasse di una medicina cattiva che, più in fretta la bevi, meno ne senti il gusto.
Dopo aver strizzato gli occhi ed essersi esibito nella performance di alcune smorfie di disgusto, peraltro poco apprezzata dalle Risorgette (già abbastanza scandalizzate dalla camicia sino-hawaiana), Andrea afferra il bicchiere di vodka alla menta e si dirige verso la zona ballo. I tre bicchieri non si fanno ancora sentire, ed è un bene, perché così Andrea raggiunge Alma senza difficoltà, ma a quel punto comincia a desiderare che facciano effetto, che facciano effetto, che facciano effetto. Alma balla con lo stile di una nobildonna in trip, gli occhi socchiusi, la testa lievemente piegata all'indietro, i capelli sinuose onde di un mare nero che riflette una luna multicolore... La sbronza si incarna di colpo in Andrea e lui si scopre tenere il ritmo muovendo il collo come un gallinaceo idiota.
Potrebbe essere trascorso un minuto o un secolo - Andrea non ne vedrebbe la differenza - quando accade qualcosa. Alma si ferma. Ferma, ma non del tutto immobile: la sua figura, che ormai ha perso i contorni e sfuma nello sfondo nero disturbato dalle luci gialle, verdi e rosse, pare spostarsi nell'aria in senso orario. Sorride, e il biancore dei suoi denti ha lo stesso effetto di una luce stroboscopica sparata direttamente sulla cornea. Sorride a lui? Per vedere se è diretto a qualcuno alle sue spalle, cosa per altro molto realistica, Andrea torce il busto di, diciamo, centoventi gradi ed è come se avesse appena fatto una dozzina di piroette alla velocità della luce. Dietro non c'è nessuno: questo significa che il sorriso è proprio per lui, andrea.rossi.chan.tze@telecom.
E' la prova empirica che Andrea ESISTE, non soltanto come profilo personale su una rete informatica.
Alma, lo sguardo fisso su di lui, gli strappa di mano il bicchiere di vodka. La foga del gesto le fa rovesciare alcune gocce sul dorso della mano, ma lo sguardo rimane fisso su Andrea. Si passa il bicchiere da una mano all'altra, lo sguardo costantemente fisso su Andrea. Porta alle labbra l'incavo tra pollice e indice della mano cosparsa di goccioline verdi, lo sguardo perennemente puntato su Andrea. La punta della lingua fa capolino dalle labbra socchiuse, si sporge fino a tastare la prima goccia, si spinge verso l'alto, si appoggia al labbro superiore, ne percorre un breve tratto, si ritrae, si struscia contro gli incisivi e torna a far capolino dalle labbra. Gli occhi non si staccano mai da Andrea. Con un'impercettibile rotazione del polso, Alma avvicina alla bocca la goccia successiva, ripetendo il rito linguale.
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