Allora dov'è la crisi?
Le case editrici sono imprese commerciali che investono per trarne profitto. Se le cose fossero andate male, come dicono, pensate che avrebbero insistito a sprecare denaro?"
Questi dati andrebbero bilanciati dal fatto che oggi è più facile pubblicare libri in basse tirature di quanto non fosse dieci anni fa. Tuttavia sono dati che fanno riflettere.
Se vogliamo, alcuni eventi che vengono portati come prova a favore della crisi posso anche essere letti in senso contrario: se davvero fosse così evidente che l'editoria di fantascienza non ha speranze, Mondadori avrebbe chiuso Urania, non l'avrebbe ristrutturata e certamente non avrebbe lanciato la nuova collana Urania Collezione. Se davvero fosse così evidente che l'editoria di fantascienza non ha speranze, la Longanesi, un gruppo editoriale che certamente non difetta di esperti di marketing e analisti di mercato, non avrebbe investito nell'Editrice Nord. E la chiusura di Solaria è dovuta a ben altri fattori, primo fra tutti la difficoltà di stare in edicola e di fare concorrenza a un prodotto così noto e ben piazzato nella sua nicchia come Urania.
Forse allora la prognosi sullo stato di saluto dell'editoria di fantascienza va tenuta riservata ancora per un po'. Il significato etimologico della parola "crisi" significa "scelta, decisione, cambiamento". In questo senso allora sì: il mercato della fantascienza sta cambiando.
In primo luogo, è evidente che il ruolo delle collane da edicola è ben diverso da quello che aveva un tempo. Sospettiamo che il grosso dei lettori che rendevano "d'oro" l'epoca di Fruttero e Lucentini comprava i romanzi in edicola per passare il tempo sul treno; oggi comprano altre cose, forse soprattutto quei quotidiani sportivi che una volta vendevano solo di lunedì e che oggi, nell'era del calcio quotidiano, vendono ogni giorno più dei quotidiani generalisti. Quel tipo di pubblico di consumo si è perso quasi completamente, mentre i lettori più motivati sono rimasti. Ma sono lettori che, anche se certamente fa loro piacere spendere 4 euro invece di 16, non comprano solo in edicola ma anche in libreria o su internet; sono lettori che storcono il naso quando vedono libri divisi in troppe puntate, perché troppo lunghi per il format di Urania.
Senza voler togliere nulla alla testata di mondadori, che anzi a nostro avviso negli ultimi anni sta attraversando uno dei suoi periodi migliori in assoluto come qualità delle scelte, bisogna accettare il fatto che il progressivo calo delle vendite di Urania non significa per forza che non ci sia più interesse per la fantascienza, ma semplicemente che c'è meno interesse per la formula del romanzo periodico. E allora è giusto che il romanzo periodico si ristrutturi, cambi la sua fisionomia, si attesti su posizioni più in linea col mercato e più sostenibili.
Gli stessi cambiamenti operati da Fanucci e dalla Nord lo dimostrano. Anche collane molto caratterizzate come Cosmo Oro e Cosmo Argento hanno perduto la loro identità. Questo fatto può dispiacere al collezionista, che vede la sua libreria perdere di omogeneità, ma se ci facciamo un esame di coscienza dovremo ammettere anche noi che, anche se in fondo in fondo un po' collezionisti lo siamo tutti, è giusto che un libro venga acquistato per il titolo e per il nome dell'autore, piuttosto che per la il marchio della collana. E allora è giusto che siano questi i dati che risaltano sulla copertina.
"Dia un'occhiata sui banchi delle novità e vedrà rifulgere in tutta la loro bellezza i nuovi libri Nord che sono di un'eleganza mai vista. La fantasy e la fantascienza per noi sono forme letterarie che stanno alla pari di qualsiasi altra. Io ho sempre sostenuto che un buon romanzo di fantascienza è un buon romanzo ancor prima di essere di fantascienza, ecco perché abbiamo cambiato la veste delle nostre edizioni. Adesso i libri Nord, senza l'etichettatura del genere a cui appartengono, hanno potenzialmente un pubblico molto più ampio, e i risultati si sono subito visti. Ecco perché ho iniziato questo articolo dicendo che non credo che la fantascienza sia in crisi" dice ancora Gianfranco Viviani sul Nord News.
Non ci sentiamo ancora di chiudere il nostro articolo con un'affermazione così decisa, ma a dire il vero cominciamo a sospettare che Viviani possa aver ragione.
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