Questo per dire che, passando a mensile, Urania non tira l'ultimo rantolo (tiè!) e non si prepara a scendere nella tomba: anzi, signore Cassandre, l'esatto contrario. Si fa un lifting, un bagno di sangue fresco, una cura adatta ai tempi. E' una cosa necessaria che alla lunga dovrebbe portare una serie di effetti benefici: miglior vendita del titolo mensile, diffusione più mirata, rientro nei costi. C'è chi dice che tutto questo sia l'anticamera dell'inferno, ma lasciatemi dire una cosa senza peli sulla lingua: è continuando nel vecchio modo, senza adottare una nuova strategia, che avremmo accorciato la vita di Urania. Senza scherzi.

Del resto, non si tratterà soltanto di un cambio di periodicità o di grafica: il numero di pagine tenderà a salire, i contenuti si adegueranno, l'offerta sarà arricchita da una serie di supplementi dedicati alla sf ma anche alla fantasy e all'horror. Potrete conservare la collana in biblioteca, proprio come fate ora con Urania Collezione. Si abbandona per sempre la strada del fascicolo o del libretto usa-e-getta, si passa al libro economico di buona fattura.

Andare avanti con la periodicità degli anni Settanta, ostinarsi a proporre un prodotto da mercato di massa quando è evidente che la fantascienza letteraria occupa ormai una nicchia (anche se una nicchia di tutto rispetto), avrebbe significato rischiare il tracollo. Per fortuna, dopo un 2000-2001 piuttosto difficile, nel 2002-2003 abbiamo ripreso a guardare avanti: in particolare, il successo di Urania Collezione ha dimostrato che una collana mensile di buona fattura, con una tipica veste da libro e con un'accurata selezione dei testi può vendere addirittura meglio della consorella maggiore, nonostante il prezzo più elevato.

Voi che cosa avreste fatto?

Probabilmente quello che ha fatto Mondadori, calcolando che un adeguamento nel prezzo e nella periodicità avrebbero potuto assicurare a Urania un lungo periodo di pace. E' questo il significato dell'operazione, non altro. Che poi si voglia fare le Cassandre a tutti i costi, traendone spunto per una riflessione sul generale declino della fantascienza letteraria in Italia, è un altro discorso. Sono affari degli specialisti in pensiero negativo. Per quanto mi riguarda, non solo non vedo nero il prossimo futuro di Urania, ma neppure quello del settore in generale. Credo che la lettura non occasionale, non pilotata dalla TV o dalle mode effimere sia tutta in crisi e lo sia sempre stata (se si parla di numeri); d'altra parte, editori grandi e piccoli fanno ogni sforzo per continuare a proporre buoni autori e materiale degno di nota. Un giorno forse anche la fantascienza scomparirà o diventerà un'altra cosa, questo è innegabile; ma quel giorno non è ancora venuto, come provano i lettori delusi eppure tenaci che hanno alzato al cielo le loro grida in questi giorni.

Preoccupiamoci piuttosto di un'altra cosa: di ritrovare fiducia nel futuro, nella capacità di immaginare alternative. Se muore questa tipica facoltà della mente umana, la fantascienza muore; ma finché l'immaginazione "laterale" e il pensiero utopico non inaridiranno, una science fiction avrà sempre ragione di esistere.