Filosofia di Matrix e visione del non-futuro (Milena Debenedetti)
Dopo aver visto il primo Matrix, avevo scritto a un amico queste considerazioni, che mi erano subito venute alla mente:
"Cosa è rimasto, oltre il cyberpunk? Avevamo la FS ottimistica, positivista, quella spaziale, quella catastrofica, quella sociologica degli anni '70 che prevedeva tendenze estrapolando i mali dell'epoca, poi e' arrivato Dick con le sue angosce esistenziali, il dopobomba.... A questo punto il cyberpunk ci descrive un futuro opprimente, tecnologico, degradato e inquinato, un caos di razze, un formicaio giapponese, e ce lo presenta come scenario inevitabile, unico possibile, tanto che in molti, magari quelli che amano la vita tranquilla in campagna, avranno detto: ma tenetevelo, questo futuro! Sì, ma non è mica finita qui. Può esserci qualcosa di peggio, ci chiediamo? Di peggio della bomba, dell'inquinamento, della sovrappopolazione, del declino del pianeta? Certo che può esserci. E' aver paura del futuro, avere dubbi sulla sua esistenza, così tanto da non riuscire neanche a immaginarne uno. E' immaginarsi un presente perenne, immobile, forse fittizio, una facciata per nascondere scenari da apocalisse, o semplicemente il nulla, o magari un tempo che si ripiega su se stesso, come se neppure lui ce la facesse a proseguire, come se non ci fosse più un posto dove andare, un domani possibile. E il fatto che proprio i giovanissimi si esaltino per Matrix, mi fa pensare anche che i ragazzi vedano riflessa in quel film la loro cronica assenza di speranza e di tensione verso il futuro, con la quale ormai purtroppo convivono persino bene, come fosse una cosa assodata."
Un aspetto che ritrovo anche in altri film e libri, e correnti della fs: cos'è dopotutto l'ucronia, se non un'onda che continua a sbattere contro la barriera del presente, tornando indietro a incasinare il passato, spesso senza osare andare oltre?
Ecco, la saga di Matrix è certo tutto un enorme castello di effetti speciali, di pseudo-filosofie, di gadget e combattimenti volanti, di dialoghi pesantissimi e perennemente, fastidiosamente sibillini, che non chiariscono mai niente, di personaggi trendy dal look molto "figo", di fantastici effetti speciali... un castello che certo avrà i suoi aspetti notevoli, originali o almeno appariscenti, che ha incantato ed esaltato molti, ma a me personalmente non ha mai convinto né coinvolto; ritengo anche che certi bluff un po' sopravvalutati si siano rivelati tali nei seguiti, almeno per quel che ho visto di Reloaded e per quello che ho sentito di Revolutions.
Ma di tutto questo si è già parlato molto e si continua a parlare: per cambiare un po', vorrei accennare a questo piccolo aspetto del "futuro che non c'è". E provare a porre una domanda: se le macchine hanno ambientato nella nostra epoca il mondo della matrice, vuol dire che davvero questo è ritenuto il migliore dei mondi possibili? Che non si può andare oltre, se non in negativo, o forse, "neppure" in negativo?
Come dite? Solo per praticità di sceneggiatura? Ma via, che malignità... (Milena Debenedetti)
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