Quando spensi il trasmettitore mi ritrovai bagnato; durante l'ascolto mi era scappata nei pantaloni.
Quella sera ci mettemmo Matteo in mezzo e lo interrogammo seriamente.
La parte in cui spiegò il tipo di onde, l'elettronica e la teoria, non la capì nessuno di noi, neanche di striscio. Capimmo però altre cose. Innanzitutto il dispositivo poteva trasmettere solo sensazioni. Matteo diceva che passare informazioni era una cosa molto più complessa e pensava che per quello ci sarebbero voluti altri due o tre anni di ricerca.
L'altra cosa che capimmo è che i canali si dividevano in due tipi: quelli in grado di provocare sensazioni, e quelli che sembravano non fare assolutamente nulla. Li chiamammo loquaci e muti. Questi ultimi sembravano essere la stragrande maggioranza e in seguito prendemmo l'abitudine di lasciarli su intensità casuali.
Infine, le sensazioni più note, ossia quelle per le quali esiste un apposita definizione nel vocabolario, si potevano ottenere solo tramite la combinazione di più loquaci. Me lo aspettavo.
La cosa da capire adesso era: cosa ci facciamo con tutto questo?
Francesca propose di dividerci i centomila canali in un tot a testa, ognuno poi avrebbe esplorato i suoi canali alla ricerca delle combinazioni che producevano le sensazioni più note e importanti, così da poterle catalogare. Nacque una discussione su quali fossero le sensazioni più note e importanti, oltre agli orgasmi maschile e femminile sui quali tutti concordavano.
Seguirono tante altre proposte ma una cosa fu chiara: eravamo tutti determinati a capirne di più dell'apparecchio, prima di decidere che cosa farne.
Solo Pietro era un po' perplesso. Stringeva per il collo una bottiglia di Greco di Tufo del 2003, fumava avido uno spinello di quell'erba lasciata da Loïc e ruminava deciso certe nuove pasticche introdotte da Onofrio qualche sera prima. Guardò Matteo con espressione seria e chiese: - Senti, ma sei proprio sicuro che queste onde non ci fottono il cervello?
Approvammo l'idea di Francesca. Ognuno di noi portò il suo computer a casa mia, li sistemammo in salone. Matteo costruì altri circuiti, e a ognuno fu assegnato un gruppo di canali da esplorare.
In due settimane successero molte cose. Alcune anche spiacevoli. Andrea beccò un canale talmente fetente che si mise a rimettere. Gli ci vollero quattro ore per riprendersi. Romeo incappò in uno che lo fece sanguinare dal naso. Non provava nessuna sensazione, eppure, se aumentava l'intensità del canale, il sangue gli usciva a fiotti.
Un giorno, invece, Fabrizio scovò l'orgasmo maschile. Eiaculò all'istante nei calzoni e, con il viso rosso e la voce tremula, avvisò gli altri della scoperta. Le ragazze gli saltarono addosso per farsi dettare la combinazione, poi corsero ai loro PC e la provarono. Anna fu la prima a completare l'esperienza, ma invece di commentare si mise a cercare nell'archivio delle sensazioni da lei già catalogate.
Dopo un po' sbottò: - No! Non ci posso credere! L'avevo già provata due giorni fa e non sapevo cos'era. Ma è davvero così? Io l'avevo messa tra le sensazioni appena mediocri!
Le altre confermarono che non sembrava niente di che. Noi ragazzi rimanemmo di merda e le minacciammo di non farle staccare dai computer finché non avessero trovato il loro, di orgasmo. Scoppiarono a ridere e confessarono che era uno scherzo. Al momento ci credemmo, ma tre giorni dopo, quando trovarono il loro orgasmo e ce lo fecero sentire, non ne fummo più tanto sicuri.
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