Per quanto riguarda il fumetto francese che ho citato nella domanda precedente, mi puoi confermare che si tratta di una serie di ben 12 volumi e che sarà tradotta in tutte le principali lingue europee, inclusa la versione italiana a cura delle Edizioni BD?
Sono previsti anche più di 12 volumi, perché romanzi come Cherudek non possono essere compresi in un solo album, per ragioni evidenti. Il primo volume è già stato tradotto in spagnolo, olandese e tedesco. La versione italiana delle Edizioni BD, che gode di una traduzione ottima, è prevista per ottobre. Altre traduzioni seguiranno.
L'ultimo capitolo di Eymerich ha riguardato Mater Terribilis. Uscito nel 2002 ha avuto varie ristampe e molte recensioni. Da un tuo punto di vista personale reputi questo successo paritetico agli altri capitoli dell'inquisitore o ti saresti aspettato qualcosa di diverso?
Mi sarei aspettato un successo minore, data l'estrema complessità della tematica affrontata nel libro, sia pure in forma piana. Avevo sottovalutato la maturità del pubblico, meno ostico alle storie complicate di quanto non si creda. Del resto, anche il fosco e durissimo Metallo Urlante è stato ristampato da Einaudi tre volte, e l'imminente quarta edizione avrà una collocazione di collana tutta diversa.
E ora una domanda che nella sua sostanza avrei voluto porre anche ad Arthur Conan Doyle... Come molti lettori sapranno le edizioni Solid hanno pubblicato in volume i racconti apocrifi su Eymerich finalisti del Premio Grimalkin, (
). Che effetto fa leggere degli apocrifi relativi alla propria creatura letteraria? Cosa si prova principalmente? Ti capita mai di dire: "accidenti, ma che gli stanno facendo fare al mio personaggio!"
Certo che me lo chiedo! Però devo dire che i racconti apocrifi meglio riusciti sono, a mio parere, quelli che più si distaccano dalle mie storie e giocano la carta dello stravolgimento completo. Quanto meno, sono quelli che mi divertono di più. Troppa aderenza all'originale porta al plagio o alla parodia involontaria, a meno che l'autore apocrifo non sia davvero straordinariamente abile.
Una domanda di rito anche sulla musica. Il motivo di fondo di questa intervista pare essere il cambiamento. So della tua sfrenata passione per l'heavy metal e tra l'altro ne approfitto per ricordare a chi ci legge che la band heavy metal Aghast Insane ha intitolato Cherudek un brano del suo primo album che è corredato da una tua presentazione. Fatto questo preambolo penso per un attimo alla mia esperienza. Partito nei primi Assi Settanta dalla musica pop dei Genesis, dei Pink Floyd et similia, sono passato all'elettronica dei corrieri cosmici, per poi approdare nei miei tre anni a Londra alla musica classica di BBC Radio 3. A distanza di dieci anni da allora sono passato ad ascoltare un buon numero di cose New Age, Launge e legate alla World Music, per approdare infine al Jazz classico e mainstream. A questo punto mi domando se il Valerio Evangelisti che conosco e che so appassionato di Heavy Metal non abbia avuto qualche piccolo segnale di cedimento, mostrandosi maggiormente aperto all'ascolto di altri generi musicali. Dopotutto le contaminazioni di genere sono all'ordine del giorno non solo nella letteratura, ma soprattutto nel campo della musica...
Già l'heavy metal è stato un cedimento, visto che ero partito da un punk hardcore molto più grezzo. Però devo dire che, a parte il nucleo centrale di predilezioni, ho amato e amo tutt'ora musica di tipo completamente diverso. Per esempio gli chansonniers francesi, che non mi stanco di ascoltare (Trenet, Aznavour, Montand, Brel ecc.), o tanti autori di musica classica, come Brahms, Ciaikovskij, Berlioz e via dicendo. E' più facile individuare la musica che detesto, piuttosto che quella che amo. Mi riescono indigeste le opere liriche eseguite per intero (specie nel caso di Wagner e Leoncavallo), oppure il jazz più rarefatto. Ma può darsi che qui scatti la mia scarsa preparazione musicale. Magari a istinto non mi piacciono composizioni che forse apprezzerei, se ne conoscessi meglio i presupposti e le finalità.
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