La storia
Tutto iniziò nel marzo 1995, quando il documentarista londinese Ray Santilli dichiarò di avere acquistato negli Stati Uniti, da un anziano ex cineoperatore militare di ottantatré anni di nome Jack Barnett, materiale visivo sulle prime apparizioni pubbliche di Elvis Presley. In un secondo momento l'uomo avrebbe proposto a Santilli alcuni straordinari filmati, accuratamente conservati per quasi cinquant'anni: le autopsie di due alieni recuperati dall'Esercito statunitense, la ricognizione di uno strano essere all'interno di una tenda militare da campo, le immagini dei rottami di un disco volante schiantatosi al suolo e altre sconvolgenti sequenze. Santilli acquistò in totale ventidue bobine da tre minuti ciascuna.
Jack Barnett riferì di essere stato cineoperatore militare, di stanza a Washington D.C. dal 1942 al 1952. Nel giugno 1947 gli venne ordinato di recarsi in una zona a sud-ovest di Socorro, per riprendere un velivolo spia russo che era precipitato. Giunto sul luogo, scoprì però che quanto doveva documentare era in realtà un ufo crash. Riprese tutto: il disco conficcato nel terreno, gli alieni piangenti e i rottami catalogati all'interno di una tenda militare. Circa un mese dopo venne mandato a Fort Worth (Dallas, Texas) per riprendere due autopsie sui corpi degli alieni, le cosiddette prima e seconda autopsia. Dopo avere sviluppato le pellicole fece una prima spedizione a Washington. Il restante materiale non venne mai riconsegnato ai militari: l'Usaaf non andò mai a ritirare le altre bobine, malgrado fosse stata più volte invitata a farlo da Jack Barnett.
Inizialmente Santilli contattò l'ufologo Philip Mantle, all'epoca responsabile per le indagini della British Ufo Research Association (B.UFO.R.A.), per fargli visionare il materiale. Dopo diversi appuntamenti saltati, Mantle poté assistere a una proiezione di qualità scadente che presentava la ricognizione medica di un essere all'interno di una tenda militare (di questo filmato parleremo più avanti). Solo nell'aprile 1995 il filmato della prima autopsia venne proiettato per un ristretto numero di persone. In esso si vedeva un essere molto simile a quello della seconda autopsia che abbiamo descritto, sul quale però mancavano ferite esterne di rilievo (come la gamba scarnificata). Il 5 maggio dello stesso anno, presso una sala del Museo di Londra venne proiettato a un pubblico selezionato il filmato della seconda e più famosa autopsia. Per l'Italia erano presenti gli ufologi del Cun Maurizio Baiata e Roberto Pinotti, il giornalista Giovanni Minoli e il contattista Giorgio Bongiovanni. La notizia fece il giro del mondo e inevitabilmente iniziarono le polemiche. I fotogrammi del filmato vennero centellinati, forse con l'intento di aumentare l'interesse verso un prodotto che Santilli aveva intenzione di vendere al maggior numero di circuiti televisivi. L'operazione riuscì perfettamente e moltissime televisioni pagarono ingenti somme per accaparrarsi lo scoop. Oltre a questo, Santilli produsse la videocassetta Roswell. The Footage (venduta all'epoca al prezzo cospicuo di circa novantamila lire), contenente "tutto il materiale visibile estratto dalle bobine consegnate dall'uomo ritenuto il cameraman di Roswell". In realtà, nel video sono riportate le immagini relative alla seconda autopsia (nove bobine) e ai rottami del disco (tre bobine). Mancherebbero quindi dieci bobine (relative alla prima autopsia, al filmato della tenda e forse ad altre riprese non ancora note). Altre videocassette sul filmato dell'autopsia vennero messe in commercio dalle varie reti televisive che ne avevano acquistato i diritti. Che fine aveva dunque fatto il materiale relativo alla prima autopsia? Inizialmente, anch'esso era stato proiettato a un ristretto numero di persone (invitato per l'Italia Maurizio Baiata). Successivamente Santilli riferì di avere venduto il filmato a un facoltoso collezionista tedesco che non aveva alcuna intenzione di divulgarlo. Il personale della rete televisiva Tele France Une (TF1) riuscì però a scoprire la vera identità del presunto collezionista, Volker Spielberg, come Santilli impiegato nel campo della distribuzione video, nonché suo amico e socio in affari. Le approfondite indagini di TF1 misero in evidenza che Spielberg non era un collezionista di filmati. Il 19 dicembre 1996, la rete televisiva giapponese Fuji Tv mandò in onda una parte (circa otto minuti) di un'intervista al presunto cineoperatore, Jack Barnett. Il video era stato realizzato con una videocamera amatoriale dal figlio dello stesso Barnett, mentre le domande erano state scritte dal produttore americano Bob Kiviat e fatte pervenire da Ray Santilli. L'intervista non aggiunge però niente di nuovo alla storia. L'unica discrepanza con il racconto di Santilli riguarda il numero delle bobine vendute: circa venticinque, secondo il cineoperatore, il cui volto è poco riconoscibile sia per la scarsa qualità delle immagini sia perché indossa cappello e occhiali.
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