I progetti scientifici sulla ricerca della vita

La scienza contemporanea affronta il tema della vita nel cosmo in vari contesti tematici (visioni di insieme in alcuni recenti Colloqui: cfr. Papagiannis, 1985; Shostak, 1995; Batalli Cosmovici et al., 1997; saggi in lingua italiana in Colombo et al., 1999). Essi riguardano la ricerca e lo studio di composti organici o di possibili strutture biologiche, eventualmente presenti nello spazio interstellare o sulla superficie di corpi celesti (comete, asteroidi, satelliti o pianeti) adeguati a ospitarle; la ricerca di qualche forma almeno elementare di vita in luoghi particolarmente adatti del nostro sistema solare; l'individuazione e lo studio di altri sistemi planetari, simili a quello solare, formatisi attorno ad altre stelle; la ricostruzione teorica e sperimentale dei processi che possono aver dato origine alla vita sulla Terra, in ordine a una migliore comprensione di tali meccanismi su scala cosmica; e infine la ricerca di possibili segnali radio di origine intelligente mediante l'impiego di radiotelescopi parzialmente o totalmente dedicati allo scandaglio del cielo nelle onde centimetriche e decimetriche. L'insieme di tutte queste attività ha fatto sì che nel panorama scientifico si affermasse una nuova disciplina, chiamata "bioastronomia" o anche "esobiologia", alla quale la comunità astronomica internazionale ha dedicato a partire dal 1982 uno status ufficiale all'interno dei suoi organismi internazionali (si tratta della Commissione 51 della International Astronomical Union).

In prospettiva storica, il primo ingresso ufficiale del tema della vita extraterrestre in un ambiente strettamente scientifico risaliva già alla seconda metà del XIX secolo, all'epoca delle osservazioni dei "canali di Marte" realizzate da Schiaparelli. A partire dall'agosto del 1877, la loro possibile origine intelligente fu oggetto di disputa in tutto il mondo per circa un trentennio. Le misteriose immagini furono poi riconosciute come strutture naturali grazie all'impiego di strumenti di osservazione dotati di un maggiore potere risolutivo. Il pianeta "rosso", sul quale già Herschel aveva indicato due calotte polari ritenendole formate di ghiaccio d'acqua (ma che oggi sappiamo formate di anidride carbonica allo stato solido), E' rimasto praticamente fino ai nostri giorni un potenziale candidato per la presenza di qualche forma elementare di vita. Subito dopo l'avvio dell'era astronautica, Marte E' divenuto ben presto obiettivo di missioni spaziali, prima con sonde in volo ravvicinato (Mariner, 1964-1971), poi con atterraggi morbidi sulla sua superficie (Viking nel 1976), e infine con percorsi di ricognizione da parte di sonde automatiche semoventi (Pathfinder nel 1997). Sia le sonde Viking che la missione Pathfinder hanno realizzato esperimenti finalizzati a verificare l'esistenza di possibili forme di vita, riportandone un esito negativo. La prima decade del terzo millennio sarà ancora protagonista di più perfezionate missioni spaziali, sia europee, sia statunitensi, preludio di una futura probabile missione umana.

Le osservazioni compiute nelle ultime decadi del XX secolo tendono a escludere la possibilità di forme di vita, specie di tipo complesso, sui pianeti del sistema solare, a motivo delle proibitive condizioni chimico-fisiche presenti nei loro inviluppi atmosferici o sulla loro superficie. L'interesse degli studiosi si E' così spostato su alcuni satelliti massicci. Immagini ottenute già negli anni '70 e '80 alle sonde Pioneer e Voyager e, più recentemente, dalla sonda Galileo, hanno attirato l'attenzione dei ricercatori su alcuni satelliti di Giove e di Saturno, in modo particolare Europa, in orbita attorno a Giove, sul quale E' stata scoperta la presenza di acqua, ed Encelado e Titano, in orbita attorno a Saturno, dalle caratteristiche morfologiche assai interessanti. Verso quest'ultimo sta viaggiando attualmente la sonda Cassini-Huygens, lanciata nel 1997, il cui arrivo nei pressi di Titano E' previsto per l'anno 2004.