Universalità dell'immagine di Dio uno e trino in un contesto cosmico

Come secondo punto fermo va segnalato che l'immagine di Dio consegnata dalla tradizione ebraico-cristiana non E' geocentrica, né antropocentrica: essa si rivela universale e trascendente, soggetto di una onnipotenza creatrice la cui portata E' senza dubbio di ordine cosmico e certamente non locale. Ma nel contesto della vita libera e cosciente, anche l'immagine trinitaria si presenta con i caratteri dell'universalità: lo sono l'esistenza di una paternità e di una filiazione, la cui intelligibilità E' legata proprio al processo generativo comune a ogni vivente, e lo E' l'esistenza di un Amore-Dono, lo Spirito Santo, la cui comprensione rimanda all'idea di comunione, di altruismo e di donazione, che non E' certamente estranea alla dinamica di una vita cosciente. Ciò basterebbe a scartare l'opinione che la teologia cristiana, per aprirsi alla possibilità di una vita intelligente nel cosmo, debba inevitabilmente accantonare la propria immagine di Dio, disponendosi così ad una sorta di nuova "rivoluzione copernicana", che induca le civiltà dell'universo (analogamente a quanto alcuni, come John Hick, vorrebbero facessero oggi le diverse religioni della Terra) a cessare di ruotare attorno al proprio Dio, per cominciare tutti insieme a ruotare attorno ad un Dio comune, ma sconosciuto.

Ogni credente in Dio vedrebbe un eventuale incontro con una civiltà non terrestre come un'esperienza certamente straordinaria; sarebbe tendenzialmente incline a manifestarvi un senso di rispetto, a riconoscervi un'origine comune, una possibilità nuova di comprendere meglio i rapporti di Dio con l'intero creato. Un simile incontro, e forse il successivo dialogo, non potrebbero non avere una dimensione "religiosa", nel senso più naturale del termine. Allo stesso tempo, ci pare importante segnalare che un credente rispettoso delle esigenze della ragione scientifica non sarebbe per questo obbligato a rinunciare alla propria fede in Dio solo sulla scorta di nuove informazioni di carattere religioso provenienti da civiltà extraterrestri. La ragione lo spingerebbe in primo luogo a sottoporne il contenuto a un'analisi di ragionevolezza (analogamente a quanto siamo abituati a fare sulla Terra); una volta verificatane in qualche modo l'attendibilità, dovrebbe sforzarsi di comporre tali nuove informazioni con le verità che egli conosce e crede sulla base della rivelazione del Dio uno e trino, operando una rilettura inclusiva dei nuovi dati, analoga a quella che si applicherebbe in un ordinario dialogo interreligioso.

In senso più generale, un simile contatto non può essere considerato una sorta di verifica della validità della coscienza religiosa dell'umanità. Da parte loro, gli umani non hanno dato alcuna informazione di tipo religioso nei "messaggi in bottiglia" che sono stati inviati al di là del sistema solare, nonostante la gran maggioranza dei terrestri credesse nell'esistenza di un Creatore del cielo e della terra. In una prospettiva materialista, l'idea che un nostro ingresso nel Club delle Galassie libererà l'uomo da una fase religiosa infantile, rendendoci definitivamente consapevoli del nostro vero posto nell'universo, può essere suggestiva, ma E' in realtà assai ingenua. La maggior parte dei grandi temi esistenziali, e quindi religiosi, della vita umana sulla terra, non verrebbero risolti dagli amici di questo Club.