Alcune posizioni teologiche

La letteratura teologica odierna, come già osservato, non dedica speciale attenzione al nostro tema. Nella manualistica sono presenti fugaci richiami, solitamente nella linea di una prudente apertura a una eventualità che, in fin dei conti, resta sempre un evento fattuale e non una deduzione teorica. Nella seconda parte del XX secolo, oltre ai citati articoli di Grasso (1952) e di Perego (1958), vanno registrati gli interventi di Davis (1960) e Zubek (1961). Dedicano attenzione al tema nelle loro opere E. Milne (Modern Cosmology and the Christian Idea of God, Oxford 1952), E. Mascall (Christian Theology and the Natural Science, London 1956) e soprattutto K. Delano (Many Worlds, One God, New York 1977). Paul Tillich lamenterà l'assenza di una riflessione in tal senso in campo teologico (cfr. Systematic Theology, vol. II, Chicago 1957, pp. 95-96). Lo stesso Teilhard de Chardin, per quanto sappiamo, vi dedicherà solo un breve saggio (La multiplicité des mondes habités, 1953), al quale aggiungerà una ancor più breve, ma interessante, postilla. Oggigiorno il tema delle implicazioni teologiche della vita nel cosmo resta oggetto di conferenze e dibattiti, specie nei circoli intellettuali interessati ai rapporti fra scienza e fede, non senza una certa ricaduta sull'opinione pubblica, ma non E' finora sfociato in lavori di particolare maturità scientifica.

Il punto di partenza della maggior parte delle riflessioni teologiche resta in fondo sempre quello di Pohle: la grandezza e la gloria del Creatore sono compatibili con il dono della vita e della vita intelligente nel cosmo, anche in numerosi ambienti diversi dalla Terra, sebbene non conosciamo quali siano i piani di Dio per queste creature. Subito dopo si offre un chiarimento, rintracciabile già in tutte le opere degli autori che rispondevano alla critica di Paine: la redenzione dal peccato originale riguarda il genere umano e non può essere trasposta nella vita di altre creature. La stessa considerazione era stata offerta secoli prima dal francescano Guglielmo de Vorillon (1390-1463), e costituisce in fondo solo una prima approssimazione al problema (cfr. G. McColley, W. Miller, St. Bonaventure, Francis Mayron, William Vorilong and the Doctrine of a Plurality of Worlds, "Speculum" 12 (1937), pp. 386-389).

Ma alcuni autori si spingono più in là. Secondo Mascall non vi sarebbero difficoltà ad ammettere la possibilità di varie unioni ipostatiche (assunzione della natura umana da parte della persona divina del Figlio), ove ciò fosse ritenuto opportuno dalla volontà salvifica universale di Dio. Milne suggerisce che l'unicità dell'Incarnazione potrebbe essere compatibile col fatto che le comunicazioni radio fra una civiltà e l'altra divengano il veicolo per informare altre creature intelligenti della storia della salvezza realizzata da Dio in favore dei terrestri, estendendo loro una sorta di "informazione redentiva", capace di muovere alla gratitudine o anche alla fede verso Dio.