Il dibattito in ambito religioso e teologico
Il tema della presenza di vita, in particolare di altre creature intelligenti, in ambienti diversi da quello terrestre, non ha mai costituito uno speciale terreno di speculazione teologica, né esistono insegnamenti del magistero ecclesiale in proposito. La sacra Scrittura, come osservato, pur presentando l'azione di Dio e i suoi rapporti con l'umanità in un contesto certamente cosmico, non ne fa menzione. Una pagina del Vangelo di Giovanni, che alcuni autori amano citare come una possibile eccezione: "e ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore (Gv 10,16)", resta certamente suggestiva, ma non offre in realtà alcuna seria base di discussione esegetica in tal senso. I riferimenti ad alcuni precedenti, storici o di dibattito teologico, non possono essere pertanto che frammentari. Riepiloghi delle principali posizioni possono trovarsi in Grasso (1952), Perego (1958), Dick (1996), Crowe (1997) e nei saggi di Coyne e Dick raccolti nel volume collettivo curato da Steven Dick (2000).
Uno dei primi dati disponibili risale ad una lettera di Papa Zaccaria (741-752), nella quale si menziona che un presbitero Virgilio stava insegnando una dottrina sulla pluralità di mondi abitati. Zaccaria riprova l'idea che vi siano abitanti agli antipodi, sulla luna o sul sole (quod alius mundus et alii homines sub terra sint, seu sol et luna: cfr. Epistola XI ad Bonifacium, PL: 89, 946-947). Il motivo dottrinale che soggiace a un simile richiamo E' semplicemente quello di non introdurre elementi di novità che, ponendo in discussione l'unità del genere umano, renderebbero più complesso comprendere in che rapporti con Dio e con il peccato originale stessero quegli uomini che non fossero discendenti di Adamo.
Allo scopo di proteggere la libertà e l'onnipotenza del Creatore, il vescovo di Parigi E. Tempier condannò nel 1277 la proposizione di tradizione aristotelica secondo la quale la Causa Prima non potesse aver creato molti mondi, non menzionando però nulla dei loro possibili abitanti. Alcuni anni prima, alla questione se esistessero molti mondi, Tommaso d'Aquino (1224-1274) aveva dato risposta nella Summa theologiae dicendo che ne esisteva uno solo (cfr. I, q. 47, a. 3). Ma il dibattito medievale sulla molteplicità dei mondi non era direttamente utilizzabile per conoscere quale fosse la posizione della teologia nei confronti della vita extraterrestre. Il concetto di "molti mondi" non equivaleva infatti a ciò che noi intendiamo oggi quando parliamo di diversi pianeti, eventualmente abitati. L'unità del mondo si riferiva piuttosto all'unità dell'Universo. Nel pensiero di Tommaso e di altri medievali, essa discendeva dall'unità del suo Creatore e dall'unità della sua causalità finale esercitata su tutto ciò che esiste. Nella citata quaestio, l'Aquinate associa infatti l'idea di una pluralità dei mondi ai fautori del caso i quali, come Democrito, negavano una sapienza ordinatrice. Il monito di Tempier, nel quale il concetto di mundus non coincideva totalmente con l'uso fattone da Tommaso, intendeva essere solo un correttivo di carattere accademico, piuttosto che un intervento ecclesiale in senso stretto, allo scopo di mantenere inalterati i caratteri del Creatore, e ciò non tanto nella sfera del reale, quanto in quella del possibile.
Il dibattito attorno al sistema eliocentrico non ebbe ripercussioni ufficiali sul nostro tema. Alcuni ecclesiastici, manifestando in questo una loro opinione personale, ritennero che ribassare la terra alla stregua degli altri pianeti avrebbe potuto condurre alcuni spiriti innovatori a spingersi ancor più in là, fino ad ammettere anche in quelli degli abitanti, con le conseguenze che già aveva intravisto papa Zaccaria nel secolo VIII. Lo manifestano così una lettera dell'abate Giovanni Ciampoli inviata a Galileo il 28 febbraio 1615 (cfr. Galileo, Opere, a cura di A. Favaro, Firenze 1968, vol. XII, p. 146) e una lettera inviata a Pierre Gassendi (1592-1655) dall'abate Le Cazre (cfr. P. Gassendi, Opere, Lione 1658, vol. VI, p. 451). Tutto il secolo XVII risulta caratterizzato da un generale atteggiamento di prudenza, come dimostra anche il fatto che il libro di Fontenelle, Entretiens sur la pluralité des monds fu inizialmente inserito, nel 1687, nell'Indice dei libri proibiti.
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