2. Premessa/bis. Realtà e "fiction": una bella confusione
Orbene, questo accostamento tra dibattito e film senz'altro tramite, quasi fosse cosa naturalissima, non può ingenerare o accrescere che fraintendimenti. Alla fine provate a chiedere un parere sul film. Ve ne racconterà minuziosamente la trama, dirà che questo era in linea con quanto detto da Tizio e su quest'altro non era d'accordo, e la cosa finisce lì.
Naturale, dirà qualcuno. Cos'altro si sarebbe potuto dire?
Fondamentalmente errato, propongo io. Se avessero chiesto a me qualcosa del film avrei cercato di diffondermi sulla recitazione dei personaggi, sul tipo di linguaggio scelto dal regista, la bontà o meno della sceneggiatura, del montaggio, delle musiche, eccetera. Punto.
Ma come: e il tema? Non si doveva parlare di stupro?
Già. Ok, volendo avrei potuto dire anche qualcosa su come tratta lo stupro il film, ma questa è roba secondaria. Credo che un film, in quanto opera di pura invenzione, vada giudicato soprattutto con i canoni estetici del genere (è ben fatto? quali sono i motivi di eventuale originalità? che linguaggio cinematografico usa? e così via); il contenuto da questo punto di vista è quasi un accessorio.
Conclusione: come risultato dei dibattiti seguiti da un film sul tema, la gente ha definitivamente perduto consapevolezza di una nozione basilare. E cioè che la trama di un film, di un romanzo, di uno sceneggiato, hanno leggi proprie e purtroppo queste leggi non coincidono con quelle dei fatti reali. Capirei molto di più un dibattito seguito da un documentario, o da una semplice, dichiarata "ricostruzione" filmata dei fatti. Perché gli eventi della vita, le cose che realmente accadono, possono essere solo giudicati, punto e basta; mai "interpretati". Ciò che invece ci narra un film, un romanzo, non ha il solo significato della trama in sé: questo è, direi, il primo livello del senso dell'opera. Inevitabilmente poi ogni opera frutto della fantasia (dello scrittore, dello sceneggiatore) crea sulla pagina o sullo schermo un "doppio" suscettibile di "interpretazioni" di volta in volta estetiche, sociologiche, allegoriche, psicanalitiche e così via: tutta roba che non c'entra assolutamente nulla con i fatti concreti della vita. Più complessa è l'opera di fantasia, più ampie e numerose possono essere le interpretazioni. Da questo punto di vista in effetti non si può chiedere molto ai film che solitamente trasmettono in tv: nella stragrande maggioranza dei casi (si tratti o meno di sf) sono lavori poveri e ripetitivi dal punto di vista dei significati, e puntano esclusivamente o sulla suspence o sugli effetti speciali; come conseguenza, lo spettatore può avere la netta sensazione che effettivamente l'unico senso del film sia quello letterale; anche se, a ben guardare, non è mai solo quello. Non lo è mai neanche nel film più di routine.
Perseguendo questo andazzo (molto comodo e gradito alle stanze dei bottoni: una lettura davvero "critica" a più livelli di un'opera di fantasia diviene anche una lettura critica del reale), si è creata e agevolata una confusione tra due elementi eterogenei (realtà/finzione) ormai difficilmente sanabile. Di tutto questo, in tv (per esempio), dopo i film che seguono i dibattiti, mai nessuno si è sognato di parlarci, o solo accennarci.
Con l'aria di share, audience e "normalizzazione" (appiattimento) che tira oggi, poi...
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