La hit parade dei gas-serra
L'influenza di un gas sull'effetto serra si misura attraverso la determinazione del suo forcing radiativo, ovvero il coefficiente che indica la capacità del gas di alterare l'equilibrio dello scambio energetico dell'atmosfera. In altre parole un gas-serra immesso nell'atmosfera cambia il modo con cui l'atmosfera si comporta nei confronti della radiazione solare, e in particolare ne aumenta in una certa misura l'opacità alla radiazione infrarossa. Sia sufficiente considerare che i gas-serra sono in grado di incrementare la potenza della radiazione naturale solare che giunge sulla Terra di 2,78 watt/m2, ovvero di più dell'1%. Ovviamente, in questo processo deleterio l'anidride carbonica è in prima posizione. Rilasciata dai combustibili fossili (petrolio, carbone e gas naturali) bruciati nei motori degli autoveicoli di tutto il mondo (530 milioni di unità stimate), per il riscaldamento degli edifici, nelle industrie, negli incendi delle foreste ecc., la CO2 ha un forcing radiativo di +1,46 ed è responsabile del riscaldamento globale per una quota percentuale pari al 52,5%. Al secondo posto troviamo il metano, che, con un forcing radiativo di +0,48 contribuisce al riscaldamento globale per un 17,3% grazie a una grande varietà di fonti assai eterogenee. Il CH4 è infatti prodotto durante l'estrazione dei combustibili fossili, da dighe e bacini artificiali, dalla digestione dei bovini, dalle risaie, dalle discariche di rifiuti e dalle deiezioni degli animali e il suo livello nell'atmosfera non è mai stato così alto negli ultimi 420.000 anni. Al terzo posto a pari merito, troviamo poi tutti i CFC, quegli stessi clorofluorocarburi divenuti tristemente noti per la questione del buco nell'ozono, ma anche responsabili del riscaldamento globale per il 12,2% con un forcing radiativo di +0,34. Per i CFC molte delle applicazioni provengono dagli impianti di refrigerazione e dalla produzione di schiume e solventi. Purtroppo insieme ai CFC, come responsabili in egual misura dell'incremento dell'effetto serra, vanno messi anche gli HCFC e HFC (idroclorofluorocarburi e idrofluorocarburi) i prodotti che vengono utilizzati in sostituzione dei CFC per evitare la distruzione del buco nell'ozono. Tuttavia in questo caso la questione si fa un po' più complicata, perché lo stesso strato di ozono contribuisce all'effetto serra naturale, per cui la sua distruzione dovrebbe controbilanciare alcuni degli effetti negativi riguardanti i gas fluorocarburi. Al quarto e ultimo posto dei gas maggiormente incidenti sull'effetto serra troviamo infine il protossido d'azoto, rilasciato dall'uso indiscriminato dei fertilizzanti chimici a base d'azoto e in generale dalla cattiva gestione dei suoli. Per quanto presenti un forcing radiativo di solo +0,15, la sua quota di riscaldamento percentuale globale è di un non trascurabile 5,4%. In tutta questa messe di dati negativi, esiste però anche un componente benefico. E' il cosiddetto aerosol, composto da finissime particelle di polveri (tipo la fuliggine) o goccioline originate dalla combustione di combustibili fossili, foreste e biomasse e dall'inquinamento industriale, eccettuate le particelle carboniose. Ancora non si sa bene come funzionino i differenti tipi di aerosol, però sembra che possano avere un forcing radiativo negativo piuttosto forte, dell'ordine di -0,6, ovvero che migliorino in maniera consistente la dissipazione della radiazione infrarossa dal suolo verso lo spazio. In questo caso tutto il rapporto tra i gas-serra e il riscaldamento globale sarebbe da rivedere perché i loro effetti sarebbero in gran parte controbilanciati dalla presenza degli aerosol. Insomma, ancora una volta ci troviamo di fronte a un'incognita che di nuovo ci spinge a considerare con attenzione, ma con spirito critico, tutti gli allarmismi climatici che ci bersagliano. Ma andiamo avanti.
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