Probabilmente è quello che capita a tutti i narratori, mi fai venire in mente un vecchio film con Jean Paul Belmondo e Jaqueline Bisset, in cui Belmondo, scrittore di storie di spionaggio, nella parte del cattivo immaginava sempre il bieco editore.
L'ho visto anch'io; è che faccio fatica a creare personaggi negativi a tutti gli effetti, ma adesso che mi ci fai pensare sì, ho effettivamente inventato due individui, magari non cattivissimi, però di un'antipatia irritante. Non li ho precipitati da un aereo a diecimila piedi, mi sono limitato a sbertucciarli selvaggiamente. Chissà chi erano, nella realtà.
Nel tuo profilo, tra i tuoi interessi, fantastico e fantascienza vengono al penultimo posto. Dopo il modellismo storico, la storia, le religioni e la linguistica. E' questo il reale rapporto tra di essi?
E' una semplice enumerazione, non una graduatoria, anche perché sono piuttosto incostante, e alterno momentanee crisi di interesse a frequenti ritorni di fiamma. Vedi, io adoro la storia, fin da quando, bambino, leggevo Conoscere - la ricordi? Ma forse sei troppo giovane...
Purtroppo non sono così giovane
...con quei meravigliosi disegni; fra medie e liceo ho quasi imparato a memoria la Storia d'Italia di Montanelli; comunque ora leggo di tutto, da Toynbee e Le Goff ai volumetti della Osprey sulle grandi battaglie e sui bottoni dei fanti inglesi; quanto alla religione, credo sia un aspetto fondamentale dell'uomo, e aggiungo che per vent'anni sono stato catechista: non a caso, in tutti gli episodi dei Sentieri di Ucronia la diversità religiosa, come contrapposizione, confronto o pacifica convivenza, gioca un ruolo determinante: del resto, se esistessero veramente gli universi paralleli, penso che statisticamente sarebbe molto probabile incontrare mondi dove la religione è importante.
La linguistica poi ho imparato ad amarla all'Università, grazie anche ad alcune straordinarie figure di studiosi, che ho avuto la fortuna di avere come insegnanti; più che apprendere le lingue, mi piace piluccare tra i diversi idiomi dell'umanità; di qui il vezzo di introdurre nella mia narrativa brevi battute in "lingua originale", di creare termini nuovi, addirittura lingue inesistenti; alt, ti prevengo: il klingoniano non lo parlo ancora, anche se, magari applicandomi...
Mi fai un esempio di queste "neolingue"?
Mi sono chiesto in uno degli episodi dei Sentieri di Ucronia come sarebbe il linguaggio della modernità, se la scienza e la cultura si fossero sviluppate sulla base dell'italiano e del portoghese, anziché dell'inglese. Ancora: nei miei universi paralleli, devo spesso cambiare i nomi dei luoghi, e anche qui la linguistica mi aiuta. La storia e la letteratura, naturalmente mi hanno dato una quantità incredibile di spunti che, rielaborati e adattati, hanno trovato un'utilizzazione nei romanzi. Non si tratta di plagi, ma di idee per sviluppi autonomi. I piccoli plagi storici e letterari mi piace invece introdurli per strizzare l'occhio al lettore e dargli il sottile piacere di riconoscerli, magari dietro un più o meno abile gioco di parole, un nome, una frase.
Resta il modellismo.
Già. Ho iniziato lavorando con i bambini e i ragazzi della Parrocchia: era un modellismo povero e poco sofisticato; poi ho preso la passione della pittura dei soldatini. Il fatto è che di natura sono pasticcione e impaziente, ed un lavoro di pazienza mi aiuta a correggere questa tendenza. A meno che non si tratti di una forma di quella che gli psicologi chiamano "elaborazione della perdita", nel senso che ho lasciato i giochi forse prima di quanto avrei dovuto, ed in effetti, mi capita, nei mercatini, di acquistare qualche vecchio soldatino azzoppato o mutilato; vai a sapere.
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