Magnus il grande
Roberto Raviola, in arte Magnus seppe sempre coniugare, nella sua arte, un maniacale perfezionismo decorativo e una grande forza caricaturale ed espressiva. L'eros lo ispirò dagli esordi, e nella prima parte della sua carriera esplorò, insieme allo sceneggiatore Max Bunker (alias Luciano Secchi), i limiti della censura degli anni Sessanta/Settanta, dando vita al fumetto nero all'italiana. Proprio in questo filone comparve la sua prima eroina erotico-fantastica, ascrivibile più al genere horror che a quello fantascientifico: Satanik (1964-1970 editoriale Corno). Marny Bannister, deforme insegnante di chimica, inventa una pozione che la rende bellissima e crudele, traducendo in chiave popolare e sanguigna la storia del Dottor Jekyll di Robert Louis Stevenson. Magnus, allora impegnato anche con Kriminal, dichiarò sempre di amare di più la feroce eroina e di preferire il "genere fiabesco-avventuroso". Egli non aveva ancora raggiunto l'apice delle sue qualità artistiche, ma già si distingueva per la precisione del tratto e la qualità delle anatomie, su un mercato in cui abbondavano prodotti inguardabili.
Fu proprio lui a chiedere a un riluttante Max Bunker di cimentarsi con un personaggio di fantascienza. Nacque Gesebel la corsara dello spazio (1966, Corno), di cui magnus disegnò solamente le prime sei storie. La serie, d'altra parte, non durò a lungo. La malizia era ridotta ai minimi termini (l'editoriale Corno aveva guai seri con la giustiza a causa degli "eccessi" delle sue pubblicazioni) e la bionda abitante di Virgin City, sul pianeta delle amazzoni, fece appena in tempo a mostrare le sue vocazioni sadiche e i suoi appetiti sessuali. Ma fu una palestra importante. Di palestra, in realtà, Raviola non aveva proprio bisogno, impegnato a disegnare notte e giorno per stare dietro ai ritmi di produzione forsennati dei tempi.
Poi venne Alan Ford e il suo grande successo, ma l'irrequieto Magnus non si sedette sugli allori. Al mumero 75 salutò la compagnia e scelse altri lidi. Per Renzo Barbieri (Edifumetto, primo editore del fumetto porno in Italia) produsse storie erotiche con una pregevolezza di tratto sconosciuta ai più. Alla fantascienza tornò nel 1973, con la serie I briganti. Avrebbe dovuto uscire su una rivista di Barbieri, Cross, che non vide mai la luce. Le prime tavole furono pubblicate alla fine degli anni Settanta (Edifumetto) e poi, nel 1987, nuove avventure comparvero su Comic Art. Cultura cinese, erotismo e tecnologia erano fusi con la maestria ormai matura del grande disegnatore. Magnus poteva fare ancora di meglio, e a nostro avviso lo fece con Milady nel 3000 (pubblicata da Il Mago ed Eureka in Italia tra il 1980 e il 1984 e ospitata da Metal Hurlant in Francia), sebbene egli abbia dichiarato, sul personaggio, che era "troppo aristocratico" e non veramente suo. Ma la fredda bellezza che emana da ogni singola tavola ci convince che, per quanto rinnegata, Milady era l'espressione della natura più calligrafica e persino mistica dell'artista. Il sesso non ne è il tema principale, ma condisce tutte le congiure di palazzo e le lotte di potere che nel futuro privo di alieni (e colmo di umani alienati) Magnus immaginò. Conflusicono splendidamente le influenze orientali, la tradizione (Flash Gordon) e la ventata fresca di Guerre Stellari. Eppure, è chiaro, il Maestro si divertì assai di più a disegnare Necron. E ciò malgrado il progetto di Barbieri gli capitò fra le mani in un fase della sua carriera in cui prevaleva il bisogno di lavorare, malgrado la sceneggiatura di Ilaria Volpi non fosse all'altezza delle ambizioni di Magnus. L'artista assottigliò il tratto, ridusse le ombre, accentuò l'elemento grottesco, e nobilitò (non troppo) un soggetto nato per fare concorrenza a testate di pura pornografia. Così nacque Frieda Boher, necrofila scienziata che cuce cadaveri per crearsi l'amante perfetto: Necron, nerboruto, ma sostanzialmente ingenuo, e schiavo. Ogni forma di perversione è sperimentata dalla dottoressa Boher, ma Magnus ha saputo salvare dal tritacarne una saga che in mano ad altri sarebbe stata, da tempo, dimenticata. Sul carattere pornografico della serie (ripresa negli anni Novanta con gli albi Black jack) Magnus ebbe a dire: "E' sì pornografico come situazioni, ma il porno ha una sua caratteristica, cambiano gli attori, ma la storia è sempre quella (...) in Necron, invece, gli attori sono fissi e la storia cambia". Ipse dixit. E il dibattito si chiude qui, perché l'autore ci ha lasciati nel 1996. Il suo testamento artistico è stato un numero speciale di Tex commissionato dalla Bonelli.
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