Dal racconto Il funerale delle rose di Alberto Cola
La sonda computerizzata ha il diametro di una manciata di capelli. Si snoda tra le mani del chirurgo come un serpente addestrato, senza obiezioni. Il laser che ha sulla punta comincia a incidere la pelle del braccio di Lê quasi con eleganza, emettendo appena un effluvio acre.
La clinica mobile della Biopharma arriva al Campo ogni otto giorni. In precedenza i suoi emissari concordano il numero degli interventi con i mediatori del Caravelle, che tutti i giorni accumulano nomi di disperati sulle loro liste. Poi avviene la scelta dei candidati migliori. I 'Clienti' mantengono l'anonimato e sborsano cifre astronomiche per garantirsi uno spicchio di vita con meno dolore, come tutti. Del resto, non è colpa di nessuno se il midollo osseo dei bambini è il più pregiato perché le possibilità che sia già stato contagiato sono praticamente nulle; col crescere dell'età del 'donatore' diminuisce il pugno di dong che noi del Campo ci mettiamo in tasca. I dollari, quelli, non si vedono mai.
Hoang Van Dong è il chirurgo incaricato di operare al Campo. Un tempo eravamo colleghi perché la Biopharma era anche la mia casa, come ripetevano fino alla nausea i motivatori aziendali. Poi il tavolo da gioco vinse anche su di loro. Non è male come chirurgo, ma la persona è un'altra cosa. Sospetto si sia fatto assegnare al Campo perché sapeva di trovarmi qui; mi cerca, ogni volta, per farmi assistere la gente che deve fare gli interventi, perché si fidano di me. Non è stupido, Hoang.
- Mi sono opposto, ovviamente - mugugna dietro la mascherina. L'altoparlate sopra la mia testa mi butta addosso la sua voce come fosse fatta di metallo. L'ennesimo vetro, tra me e lui. - Ti pare, Kim? Che possibilità può avere un figlio che vuole studiare letteratura, al mondo d'oggi?
- Non ho figli.
- Be', gli ho fatto capire che l'unica ipotesi che avrei preso in considerazione era la medicina, in Inghilterra magari - riprende come se non avessi parlato. - Una certezza, sociale ed economica.
Dal monitor vedo la sonda farsi strada attraverso pelle e muscoli. Il laser ora inizia a intaccare l'osso, fondendolo e aprendosi la strada verso il tesoro.
- Dovresti ascoltare tuo figlio - replico. - Sarebbe invivibile un mondo abitato esclusivamente da medici, avvocati, broker e manager, non credi?
- Qui si parla di sopravvivenza, nel caso non l'avessi capito. Più sei in alto e meno ti frega del livello della merda quando crescerà.
- Non dirmelo. - Guardo Lê distesa sul lettino, e penso che se avessi voluto una figlia sarebbe stata come lei. - Sopravvivere non è mai una scelta.
Hoang scuote la testa e la sonda ha un attimo d'incertezza. - Potrei aiutarti, lo sai. Non è così impossibile una reintegrazione.
- Reintegrazione in cosa? Assomigli più a un macellaio che a un medico, te l'ha mai detto nessuno?
- Non fare la morale con me, non attacca.
- Hai ragione. - Sapevo che sarebbe finita così, anche questa volta. Mi arrabbio sempre quando si tratta di colpire me stesso. - Però adesso ho la possibilità di scegliere in quale merda stare. Ti stupiresti nello scoprire che non c'è poi tutta questa differenza.
Hoang estrae la sonda dopo aver prelevato un quantitativo sufficiente di midollo. - Dovresti riflettere di più su ciò che ti sei lasciato alle spalle. Per quanto tu possa ironizzare, quel che faccio ha una sua utilità.
Il balletto ricomincia sulla gamba destra di Lê. L'ennesimo martirio. - Già - ribatto - in fondo anche tu sei utile: servi a ricordarmi com'ero.
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