I servizi segreti pakistani
Bene. Abbiamo dato una prima occhiata al backstage del colossal America under Attack e indubbiamente lo abbiamo trovato suggestivo; diabolici complotti, sensazionali colpi di scena e nuovi misteriosi interrogativi, ma chi ci dice che le cose siano andate così? Dove sono le prove? Se vogliamo creare una storia che abbia un minimo di credibilità abbiamo bisogno di una maggior quantità di dati coerenti con la nostra tesi.
Può allora aiutare l'apprendere che un bonifico di 100.000 dollari è stato inviato a Mohammed Atta, il capo dei dirottatori suicidi, pochi giorni prima dell'11 settembre, da parte di Ahmad Umar Sheikh, un alto funzionario dei servizi segreti pakistani (non afgano o iracheno, si badi bene, eppure il Pakistan non è mai stato bombardato). Be', un funzionario infedele capita a tutti i servizi segreti, che problema c'è? L'importante è che i vertici dei servizi segreti siano affidabili. E sulla prova della fedeltà dei vertici dei servizi pakistani non ci sono dubbi. E' infatti simpatico scoprire che il capo dei servizi segreti pakistani ISI, il Generale Mahmoud Ahmad fece un viaggio di una settimana in America, a partire dal 4 settembre 2001 visitando in rapida successione sia la CIA che il Pentagono che la Casa Bianca. La volta precedente in cui un capo dei servizi segreti pakistani era andato in visita a Washington, la conseguenza era stata - nella settimana successiva - il colpo di stato in Pakistan che ha messo al potere Musharaf.
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