- Provi a pensarci. Quali sono i colori che vede ora?.

- Be', vedo... Nell'ultimo c'era azzurro, verde, giallo....

- Mare. Prati. Sole, - annuisce Vandari. - Forse avrà ancora dei momenti di depressione, Barbara, e anche molto forti. E' probabile che succeda, e sarà normalissimo. Ma sta facendo ottimi progressi.

- Sì. Lo credo anch'io.

- Come passa le sue giornate?.

- Uhm, mah... dopo pranzo, farò la solita passeggiata sul terrazzo dell'ospedale.

- Qui preferiamo chiamarlo... Abitazione del riposo, - dice Vandari, e sorride leggermente, facendo intendere che ci crede davvero.

- Allora, farò una passeggiata sul terrazzo dell'abitazione del riposo, - dice Barbara. Segue un silenzio, poi Barbara alza un angolo della bocca, e dopo un po' sorride di nuovo anche il medico.

- D'accordo, - acconsente Vandari. Si schiarisce la voce, il suo sorriso si allarga. - Ci sono dei bellissimi fiori, là, vero? Io credo che le farebbe bene, guardarli.

- Sì... Sono selvaggi, profumati. Mi piacciono molto. Poi mi piace andare fin dove c'è quella piccola cascata.

- Oh sì.

- Il suo rumore è rilassante... piacevole. Mi piace rimanere a guardare l'acqua limpida.

Vandari annuisce, come orgoglioso di lei. - Sono contento. La trovo molto, molto migliorata, Barbara.

Sì, pensa lei. E io ti sto prendendo molto, molto per il culo.

Qualcuno che bussa alla porta.

Le immagini cominciano ad apparire anche durante il giorno, ormai, come frammenti di files infetti che tornano improvvisamente nella memoria di una macchina, andando contro le leggi dell'informatica. Barbara lo sa, ed è il suo segreto.

Si guarda intorno con gli occhi socchiusi mentre sorseggia il caffè, e pensa.

Cerca di fermare quelle immagini, dar loro un significato. E' la realtà che le hanno nascosto per tutto quel tempo. Cose che non vogliono farle sapere.

Avanti, Barbara, concentrati.

Socchiude gli occhi, cerca di focalizzare immagini... colori che ha visto.

Il ladro.

Che esce con un'arma, che intima a lei e Michele di dargli i soldi.

Cerca di capire, di ricordare.

Quello che è successo prima.

O dopo, ma invece nel suo cervello c'è solo quella scena, e la morte di Michele. E, tutto, ormai, ha assunto le sfumature di un sogno confuso.

Però è successo dell'altro, ne è davvero sicura.

Il suo malessere e la sua pazzia, lo sa, è dovuta da questo. Dal fatto che non riesce a ricordare bene quello che è avvenuto quel giorno, manca qualcosa, è successo qualcos'altro.

No, non è pazza! Loro l'hanno convinta di trovarsi in una realtà falsa e lei sta solo cercando la verità.

Michele, ti amo.

... Oppure no?

Guarda il braccialetto che le ha regalato, lo accarezza con gli occhi lucidi.

Ovunque tu sia. Sì.

Deve andare a fondo di quel mistero, lui lo avrebbe fatto, si era sempre battuto per questo.

Ricorda cos'è successo quella sera, ricordati tutto, Barbara.

Un uomo armato, sì.

Oppure no.

Di sicuro, quella sera, qualcuno che ha bussato alla porta.

Il braccialetto.

Era il 4 marzo 2018 quando lui glielo regalò per il suo compleanno, dopo una bella litigata durata diversi mesi, per la quale non si erano più parlati.

Lui durante tutte questo tempo (be', da dopo un mesetto che se ne erano detti di tutti i colori) le aveva rotto le scatole con decine di messaggi, e alla fine si erano reincontrati, e per qualche minuto non si erano detti niente: solo, si erano guardati negli occhi.

Lui era arrossito e aveva cercato di dirle qualcosa, ma aveva balbettato parole confuse, come un bambino, e lei lo aveva guardato mordicchiandosi il labbro inferiore, attendendo, non pensando minimamente di fermarlo o di sorridegli, o dirgli - Vieni qui, stupido testone, ti voglio bene, - anche se desiderava farlo. A volte la tortura sa essere una cosa dolce.