Lui è sempre stato così, è un idealista, sa che anche stavolta andrà fino in fondo, solo contro tutti.

Numeri, coordinate, figure geometriche riempiono la visuale, infine nel sogno compare l'immagine di un grosso corvo nero, e Barbara si rizza a sedere sul letto, sudata e ansimante.

Il grido.

Osserva l'infermiera che le ha portato la colazione, lei si accorge che la sta fissando.

- Come... si sente stamattina?.

Barbara continua a fissarla e le dice che si sente bene. Molto bene, grazie.

E lei, come si sente?

L'infermiera aggrotta un po' la fronte e cerca nel suo sguardo il significato della domanda. Io? Bene, grazie, risponde alla fine... E lascia la stanza, visibilmente perplessa.

Sta andando a riferire ai medici che sono strana, pensa Barbara. E sorride un po', come una bambina che ha appena fatto un dispetto.

Comincia a sentirsi davvero meglio, dalla prima volta che si trova lì prova una sensazione di liberazione.

E questo non è ancora niente, lo sa. Questo è solo l'inizio.

Ha scoperto qualcosa. Ecco cosa c'è di nuovo stamattina. Un sogno l'ha aiutata a capire e a ricordare.

Loro, quelli dell'ospedale, non sanno del suo segreto, possono sospettarlo, ma lei sa come giocare le proprie carte.

Io, contro di loro, pensa. Sola contro tutti.

Non avrebbe più preso le medicine che le avrebbero dato, le avrebbe gettate via di nascosto, d'ora in poi.

Niente, che serva a dimenticare e ad addormentare.

Comincia un bel gioco, adesso, cazzo, vedrete.

Perché sono strana.

C'è qualcosa nella mia testa, pensa ora. C'è qualcosa che

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è in circolo nel suo cervello, e sta gridando per farsi sentire.

Si massaggia la tempia dolorante, le pare addirittura che dentro, sotto lo strato di pelle, ci sia qualcosa di metallico.

La verità? Le hanno mentito. Le hanno fatto il lavaggio del cervello. Stanno cercando di farle vedere una realtà costruita, così se ne starà buona. Hanno creato attorno a lei un mondo falso, una prigione dorata.

Ragazza mia, questo non è un ospedale, è la tua condanna per qualcosa. Ti stanno solo addolcendo un po' la pillola così la inghiotti e stai zitta, anche se è amara da morire.

C'è un bel sole, fuori, ma il terreno è ghiacciato.

Fiori selvaggi.

- Ha fatto nuovi sogni, Barbara?.

- Ho sognato un prato, - risponde Barbara guardando Vandari.

- Niente corvi, stavolta?.

- No, nessun corvo. - Barbara tasta nel vestito alla ricerca di una sigaretta. La trova, la infila fra le labbra e l'accende.

Il medico sorride un po'. Guarda la sigaretta. - E' riuscita a ridurre un po', allora?, - dice, come per fare una piccola pausa nella conversazione.

Barbara soffia fumo e alza la mano con la sigaretta, con aria interrogativa. - Con queste? No... Mi ci vuole un po' di tempo.

- Come si sente in questi giorni? Quel senso di rabbia?.

- C'è ancora, ma meno intenso, - dice Barbara. - Quasi scomparso, credo.

- Mi... - Vandari controlla i suoi appunti - parlava di una sensazione di impotenza.

- C'è ancora, ma meno intensa. Quasi scomparsa, credo. - Barbara ha risposto meccanicamente.

Vandari rimane a fissarla per un po'. - E' sicura, Barbara?.

- Sì.

Il medico annuisce, pensoso.

Poi sorride e annuisce più vigorosamente. - Bene!

- Sì.

- Lo si capisce anche dai sogni che fa... Non sono più cupi, dai colori freddi.

- No.

- Non ci sono corvi, ma profumi. Fiori colorati. Capisce, Barbara?.

- Sì.

- I colori dei suoi sogni. Li ricorda?.

- Aaahm. Mmnon so....