- Lo so, Barbara....
- L'ho conosciuto quando avevo venticin... ventisei anni. Cioè: ne avevo venticinque, quando l'ho visto la prima volta. L'ho incontrato di nuovo un mese dopo, era aprile e avevo già compiuto ventisei anni.
Il medico fa di sì con la testa, sorridendo apprensivo. - Ora quanti anni ha, lei, Barbara?.
- Trentuno.
Tla-tlac.
- Lui? Suo coetaneo?. - Il dito sopra la tastiera.
- Sì.
Tlac.
- ... Un mese più giovane di me.
Tla... tlac.
- Capisco. - Vandari scrive di nuovo battendo sulla tastiera non appena lei ricomincia a parlare.
- Non... troverò mai più una persona come lui. - continua Barbara - Lo so. Lui era unico. - Deglutisce. Lentamente, si copre il viso con le mani.
Il medico lascia passare del tempo.
Da dietro le mani, un singhiozzo.
- Non abbia paure di piangere, Barbara.
Lei, sempre col volto coperto, scuote la testa.
Dopo un po': - Barbara, senta....
- Lui mi ha lasciata. - mormora la donna, stanca, riabbassando le mani e guardando lo psicologo con gli occhi rossi e umidi di lacrime - E io adesso non ho più voglia di vivere.
Il corvo. L'uomo con la pistola.
Nella sua stanza, sta guardando la televisione. C'è tanta luce, va bene così. E, fuori, la vista sul lago è... bella.
Rilassante, piacevole.
Aspira dalla sigaretta.
Il rumore metallico della porta che si apre a spirale per fare entrare l'infermiera con la cena. Barbara sussulta e, per una frazione di secondo, rivive tutto.
- Buonasera, - dice l'infermiera.
- Buonasera, - dice Barbara, guardandola.
(Dove l'ha già vista?)
Ripensa al flashback che ha appena avuto, violento come un dejà-vù.
Erano rientrati da una serata con gli amici. L'uomo era già dentro al loro appartamento. Nel buio, un rumore, e il malvivente aveva gridato qualcosa e acceso la luce. In mano aveva una pistola. Barbara aveva gridato, lui aveva intimato loro di dargli tutto. Fra le mani aveva già dei gioielli.
Poi Michele aveva avuto quello sguardo, Barbara ne aveva colto lo scintillìo. No, aveva cercato di fargli intendere. Michele, ti prego... no.
L'istante successivo, Michele si era gettato contro il ladro, cercando di disarmarlo, bloccandogli un braccio... che però poi si era abbassato... la pistola contro il petto di Michele, mentre lui tentava di spostarla... Lo sparo.
Il ladro era fuggito, Barbara si era subito chinata verso Michele, gridando, guardando il suo sangue sulla camicia.
Le immagini svaniscono di nuovo mentre l'infermiera appoggia il vassoio e le chiede qualcosa.
- C-come?.
- Ha visto che bella giornata?, - ripete l'infermiera, annuendo verso la finestra. - Fa sempre freddo, ma c'è un bel sole.
Barbara annuisce sorridendo. Ricorda le braccia di quella donna. E' sicura che sia stata lei a farle l'iniezione, l'altra notte. Una delle tante iniezioni che le hanno fatto da quando è lì, perlomeno.
- Un corvo, - dice improvvisamente.
L'infermiera la guarda, corrugando la fronte. Guarda la finestra.
- Dove?.
- No, non fuori. Qui, dentro l'ospedale. Ho visto un corvo imbalsamato. E' possibile?.
- Sì, ce n'è uno in una delle stanze....
- Oh. Ecco.
- Perché?.
- Ci sono stata, in quella stanza, ma non ricordo dov'è e quando e successo che sono entrata.
- Non si ricorda, vero?.
- Non molto bene.
- Mh. - L'infermiera assume un'aria preoccupata. - Be', lei ieri notte si è alzata e ha camminato per l'ospedale.
Barbara si rizza seduta sul letto. - Sì, me l'hanno detto.
- ... Che poi qui si arrabbiano tutti se lo chiamiamo ospedale, non dica che ho usato questo termine. - la donna ammicca - Meglio Abitazione del riposo, secondo loro....
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