Eravamo in tanti, noi Perle, sulla Via d'Argento. La nostra presenza pesava e praticamente tutti i giorni c'erano scontri, polemiche, zuffe con la popolazione locale. Così gli Aderenti hanno cominciato a costituire la nostra armata, ArmaCon, l'Armata del Conciliatore, per l'autodifesa. Così è nato il Grande Gioco, un tentativo di arrivare al potere nei Mondi Federati e sono venuti i Prediletti, i delegati del grande popolo delle Perle.
Il muro è scomparso, come se non ci fosse mai stato. Terre di cristallo sporco e nubi come inchiostro nell'acqua. Ancora per qualche secondo le torri continuano silenziosamente a succhiare energia prima che qualcuno schiacci un bottone e fermi tutto.
Sul visore compare una lunga striscia verde che rapidamente regredisce:
Preparazione torri prodiere in fase di inversione:
92 %
in diminuzione
89%
in diminuzione
...
Curiosamente mi sento sollevata, quasi felice. Non ero preoccupata per la nostra marcia, ma qualcuno, qualcosa fino a qualche istante fa mi sussurrava che non avremmo dovuto abbattere il muro, che avremmo dovuto fermarci, fermarci, tornare indietro. Qualcosa dentro di me, un finto presagio, probabilmente, come quando senti un rumore di passi dietro la svolta di un corridoio e dici: deve essere proprio quella persona lì, non altre, quella, sicuramente. Passi qualche istante di curiosità esaltata, quasi convinta che finalmente il tuo talento preconscio si sia fatto vivo. La delusione è sempre dietro l'angolo, nei panni di un Sistemi mai visto né conosciuto. Una cosa così: un sogno da bambini, non voci da un'altra dimensione.
Esco dalla nicchia giusto in tempo per vedere due Prediletti che portano via Timoneer. Lei non resiste, non fa casino, non si ribella. Un mormorio accompagna il gruppetto. Perplessità, non resistenza. In fondo siamo tutti sicuri che il Casuale sia stato spento, a che serve far finta che vada tutto come sempre?
Misia è un tipo tranquillo. E' entrata in ArmaCon con Timoneer e ha i galloni da sottufficiale, guadagnati nella difesa di Promessa. Al mattino si presenta sul ponte della geonave in perfetto ordine. Divisa ben stirata, armamento portatile, visore, accumulatori cinetici, lanciagranate eccetera eccetera lucidi come se fossero appena usciti dalla fabbrica. Aspetta al termine della sua fila, quieta come un modello da battaglia. L'ufficiale, un prediletto, scortato da un modello in divisa passa per le file facendo le solite domande. Arriva davanti a Misia e inizia la formula di rito.
Pronuncia l'ultima sillaba e aspetta. Lei lo fissa bene negli occhi. Il prediletto nota la spia accesa dell'armamento portatile e forse vorrebbe farle un'altra domanda. Misia spara. Un lampo di energia che accende l'alta volta della sala. Un altro. La parte inferiore del corpo del prediletto crolla sul pavimento, il torace e la testa, evaporati, vagano per la sala in forma di atomi ionizzati. Il modello non dà segni di reazione. La programmazione ha fatto cilecca: nessuno ha previsto un attacco da parte del personale di ArmaCon. Per sicurezza Misia lo centra con un dardo a bassa energia. Il modello stramazza rigido come una bambola buttata giù da uno scaffale.
Misia esce dalla fila, scavalca il mezzo cadavere del prediletto e solleva il visore. Ha almeno una decina d'anni più della sua compagna, lunghi capelli neri striati di grigio, mento prominente e labbra piene e morbide. Ci guarda e spegne l'armamento portatile.
- Se qualcuno vuole pareggiare il conto... - Alza le mani.
Nessuno si muove, nè noi né gli altri ufficiali e sottufficiali presenti. Un momento di assurda quiete. Sullo schermo appeso sopra di noi scorre lentamente il paesaggio frantumato dalla tempesta di Demait. In fondo, al limite dell'orizzonte, brilla una sottile striscia del colore dell'oro invecchiato.
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