Yuri e Alexei aggirarono il perimetro di quelli che sapevano essere dormitori. La luce biancastra delle lampade al sodio eliminava qualsiasi colore, facendo sì che ogni angolo illuminato del piazzale fosse rivestito solo di bianco puro. Attesero il passaggio di una ronda, osservando impotenti i soldati che misuravano il percorso con passi assurdamente lenti, le voci attutite dal freddo. Non appena questi ebbero aggirato un container, Yuri e Alexei s'infilarono nell'unico spiraglio cieco di una torretta, proseguendo lungo il muro dell'ala ovest finché non arrivarono ai capannoni che dovevano raggiungere.

Una fila di camion dall'aspetto malandato fornirono un riparo sufficiente fino alla porta; Alexei forzò la serratura e lo scatto del meccanismo sembrò un'esplosione in piena notte. Fu un riflesso stupido, ma trattennero ugualmente il fiato.

Tre file di grossi generatori, più una quarta d'emergenza, occupavano l'estremità del capannone, per il resto l'edificio era usato solo come deposito. Vicino all'uscita posta all'altro lato c'era un piccolo box officina con un basso tetto di zinco.

Alexei si sistemò appena dietro al minimo varco che aveva lasciato tra la porta e il battente, con la mimetica invernale che spiccava a ridosso delle pareti scure. Yuri seguì diligentemente il percorso dei cavi che partivano dai generatori, finché non trovò il quadro elettrico che racchiudeva il collettore di fase. Sistemò tra i fili una piccola sacca di gelatina contenente acido, stando bene attento a evitarne alcuni scoperti a causa del ghiaccio che ne aveva spaccato la guaina di plastica. Il calore creato dai generatori avrebbe sciolto l'involucro in pochi minuti danneggiando anche la linea d'emergenza. Richiuse lo sportello di ferro e fece cenno ad Alexei di raggiungerlo dall'altra parte.

Ho freddo

ho freddo

Misha, aiutami

aiutami

Il puzzo della condotta principale era insopportabile. Misha mise a fuoco con difficoltà attraverso gli infrarossi Nata_a che stava lavorando alla caditoia sigillata che si trovava sulle loro teste. Fino a quel punto non avevano fatto altro che avanzare salendo verso la collina, seguendo cunicoli, sezionando grate e disattivando sensori di movimento che non avrebbero dovuto trovarsi lì.

Ancora quella sensazione, sempre più forte. E quel presentimento, che non fosse solo una richiesta d'aiuto quella che udiva nella propria testa, ma anche un monito. Sentì le gambe improvvisamente deboli sotto la spinta di quella penetrazione intangibile, diretta, spietata.

Lo schiocco del metallo che cedeva sotto l'azione del saldatore fu assordante e liberatorio. Da quel che sapevano lì sopra doveva esserci un magazzino, appena due piani sotto l'Alveare principale. Ora non restava che attendere.

Non si aspettavano i cani nel secondo deposito. Yuri e Alexei esplosero i colpi simultaneamente, ma non riuscirono a impedire che uno degli animali abbaiasse prima d'essere abbattuto, e concludere il latrato in un rantolo gorgogliante.

- Qui non avrebbero dovuto esserci cani, come a quest'ora non dovrebbero esserci pattuglie, solo guardie nelle torrette.

- Non possono averlo sentito abbaiare, le pareti sono isolate per la temperatura - sibilò Alexei. Yuri annuì poco convinto. - Preparati.

Yuri si allontanò brontolando. Bidoni di carburante, acetone, etere... prese un pezzo di fune sottile e l'intinse nell'acetone, poi l'avvolse intorno al barile e a quello accanto che conteneva etere. Alexei aprì tutti gli altri barili, poi indietreggiò. Fuori si udirono le voci di alcuni soldati che si avvicinavano di corsa. Yuri srotolò la fune e si acquattò, estraendo l'accendino dalla tasca.