- Guardate... - dico in un filo di voce - Guardate i suoi occhi...

- Lo fanno, a volte. - mi dice Elena - E' una delle loro poche reazioni agli stimoli. Dev'essere la luce.

No. Non è così. Quella di Elena è una spiegazione troppo razionale. Lo sento.

- Sta piangendo. - continuo a ripetere mentre mi portano via.

...

- Gli eventuali complici andranno al più presto individuati. Si dovranno chiarire le cause di questo esecrabile ritorno alla violenza. L'atto intimidatorio ed eversivo che abbiamo dovuto subire è sicuramente una grave e intollerabile minaccia in un sistema democratico come quello del nostro Paese. Reagiremo con una serena battaglia politica.

- Che ne pensa, ingegnere?

Livio smette di leggere. Guarda ancora lo schermo del PDA, poi lo spegne e lo depone pensieroso sul comodino. I suoi capelli brizzolati sono leggermente in disordine, per il resto non si direbbe che ha ripreso conoscenza solo da dodici ore.

- Forse un po' prematuro, Fra'. Ricorda che non mi sono ancora candidato ufficialmente.

Zerbi si gratta la testa con le sue dita grasse e sudate. - Ingegnere, questo è il momento giusto per farlo... La Docci le offrirebbe la vice presidenza e la ringrazierebbe pure. Ostia, lei ha tutti i riflettori addosso!

- Tutte le flebo addosso. - corregge Livio, con un'ironia un po' forzata.

Poi si rivolge a me. - Tesoro, ti prego, puoi sistemare meglio il cuscino?

Io decido di provarci. - Livio, devo parlarti.

- Un po' più su, tesoro... Le bende sono troppo strette. Tra la fasciatura e questo maledetto tubo nel naso, quasi non riesco a respirare.

Non mi ascolta. Da quando Zerbi ha portato la notizia della cattura dell'attentatore, non hanno fatto altro che progettare dichiarazioni per la Stampa.

Intreccia le dita ancora gialle di tintura di iodio. - Da parte di chi devo aspettarmi l'attacco, Fra'?

- Caldo maledetto... - Zerbi si asciuga il sudore con un orribile fazzoletto viola. - I soliti, ingegnere: Semenzano, forse Ripetta. La butteranno sul patetico: follia di un uomo disperato, senza lavoro e in mezzo a una strada... Le solite menate. Citeranno la cessione degli stabilimenti alla Mannesmann e i tagli al personale... Sarà la classica lagna post-marxista.

Livio solleva gli angoli della bocca in una specie di sorriso. Si sta riprendendo bene: il colorito è tornato normale, e fortunatamente il suo viso non è stato toccato dalle schegge

- Sul patetico io ho dei vantaggi, vivaddio. - commenta, additando gli aghi nelle braccia - Se i due stronzi ci provano durante l'intervista, io mi farò venire un malore.

Si rivolge di nuovo a me. - Tesoro, perché non hai portato Marco? Il look familiare mi avrebbe giovato, davanti ai flash.

Zerbi approva con fervore prima ancora che Livio abbia completato la frase. E' un numero che gli ho visto fare spesso.

- Buona idea, ingegnere. Se vuole, posso mandare una macchina a...

Capisco che Livio non ha la minima intenzione di starmi a sentire. Lui e Zerbi potrebbero tirare avanti finché non arriveranno i giornalisti. Frustrata, decido di prendere il toro per le corna. Mi schiarisco platealmente la gola.

- Livio, perché non mi avevi mai parlato del tuo clone?

Lui, finalmente, ammutolisce. E' sorpreso. Si volta verso Zerbi con aria accusatoria.

- Il modulo per il consenso. - spiega il segretario, a disagio - La Manganaro gliel'ha mostrato prima dell'operazione.

- Stupida burocrate. - mormora Livio. Poi esita. - Non te lo avevo mai detto, tesoro? Sei sicura?

- Credo che me lo ricorderei. - ribatto gelida.