- Lucia... - dico - Una piccola clonata. Antonio e i suoi l'hanno salvata, portandola via dalla clinica prima che il trattamento di sedativi fosse irreversibile.
Lui intreccia di nuovo le dita. Sulle sue nocche non c'è più traccia del giallastro della tintura di iodio. Anche le escoriazioni sono scomparse. Ha la pelle liscia come quella di un ragazzino. Mi chiedo se io non abbia già visto quella pelle dentro una cella nel sotterraneo del Sacro Cuore. - Per la precisione, quella... bambina, come dici tu, è stata sottratta al Sacro Cuore e alla sua legittima proprietaria. E ciò è stato fatto non solo sabotando un apparato sostentatore del valore di migliaia di euro, ma anche falsificando il database del reparto, registrando "terminazione per scompenso cardiaco", in modo che nessuno si accorgesse della scomparsa... L'autrice di questa bella impresa è una certa Elena Ronconi, ex-infermiera del Sacro Cuore, psicopatica e cocainomane, già schedata dalla Polizia. - controlla l'orologio - Sarà stata arrestata, a quest'ora.
- Arrestata? - ripeto, sbigottita.
- Ma certo. Il furto e la truffa sono ancora crimini puniti dalla legge, vivaddio. I nostri bravi tutori dell'ordine sono un po' lenti, talvolta, ma con una telefonata alle orecchie giuste è ancora possibile svegliarli. E metterli al lavoro.
- Tu hai fatto arrestare Elena? - gli chiedo, mentre comincio a realizzare che il "tradimento" di cui Livio mi accusa non ha nulla a che vedere col sesso. Non so se sentirmi sollevata o ancora più ferita.
Lui inarca un sopracciglio. - Elena... - sottolinea - ...come fosse una vecchia amica. Prima ammissione, tesoro.
Ha assunto un'aria da inquisitore che non gli conoscevo, di cui non mi capacito. - Hai smosso i pezzi grossi del tuo giro, hai fatto indagini... Perché? Che t'importa della storia di Lucia?
Lui sorride. - Rita, Rita... Non fingere di essere stupida. Davvero non capisci che tirar fuori questa "bambina" proprio adesso, in piena pre-campagna, è un attacco al mio partito? E che, quindi, è un attacco a me?
Lo ascolto, ma non lo capisco. Mi sembra di essere intrappolata in uno di quegli incubi incomprensibili da cui non ci si riesce a svegliare. Sta veramente accusando me, sua moglie, di averlo attaccato politicamente? Io che a stento so piegare una scheda elettorale?
- Livio, io... - All'improvviso mi saltano i nervi: non sono abituata a subire un trattamento del genere. La mia voce si spezza. - Io... sinceramente... non so di cosa stai parlando... - esclamo. Ed è vero.
Marco sceglie proprio questo momento per sbandierare la sua presenza. Forse ha intuito la tensione, forse i gorilla di Livio in giro per casa lo rendono nervoso. Non so. Fatto sta che scoppia in un pianto disperato. Io lo prendo in braccio e lo stringo. Ma non mi sento molto meglio di lui.
Dalla sua carrozzella Livio pondera la scena. Ha l'aria di un giudice che stia per emettere la sentenza. Alla fine annuisce lentamente.
- Va bene, credo che tu sia stata semplicemente usata da quei farabutti... Probabilmente eri in buona fede.
Dovrei ringraziarlo? Scoppiare a piangere di gioia? Esclamare, come lui fa spesso, "vivaddio"? Riesco solo a tacere, mentre qualcosa mi si smuove dentro.
- Fra'! - chiama lui.
Zerbi emerge dalla cucina con una lattina di San Pellegrino semivuota nella destra e un'altra chiusa nella sinistra. Si è tolto la giacca. La camicia, intrisa di sudore, ha cambiato colore sotto le ascelle.
- Ingegnere?
- Chiama il Prefetto. - mormora Livio, intrecciando le dita - Ho altre denunce da sporgere... Plagio nei confronti di mia moglie, ad esempio.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID