E ancora. Una setta satanica del New England aveva dovuto interrompere pratiche di cannibalismo e sacrifici umani causa normative federali che definiva scandalosamente contrarie alla libertà di culto. Ora non ha più di questi problemi.

E ancora. In Colombia i signori del narcotraffico hanno escogitato un raffinato sistema di controfigure e di falsi bersagli per le loro guerre private.

E ancora.

Navigo e leggo finché lo schermo mi fa lacrimare gli occhi. Mi frugo le tasche in cerca di una sigaretta. Non fumo da quando aspettavo Marco, ma adesso ne avrei veramente bisogno. Niente. Non c'è un grammo di tabacco in tutta la casa.

Alla fine sono talmente sconvolta e nauseata che non ce la faccio a tenermi tutto dentro. Vorrei parlarne a Livio, ma lui è ancora in clinica. Provo a chiamarlo.

Risponde Zerbi. Il segretario di mio marito mi informa sgarbatamente che "l'ingegnere" è impegnato in colloqui riservati con la senatrice Docci e che non può venire al cellulare. Poi aggiunge un rozzo "caldo maledetto" e chiude.

Io resto lì, da sola, con la necessità assoluta, invincibile, di condividere il senso di colpa.

Maria. Non ho mai discusso con la tata di nulla di più impegnativo della marca del latte in polvere, eppure sento che va bene. Maria è la cartina al tornasole adatta per verificare quanto della mia ingenuità e del mio disinteresse sia patrimonio della massa. Per carità, voglio bene alla mia tata, ma davvero non è una cima. Però, come diceva il mio prof di comunicazione a Tor Vergata, "parla allo scemo del villaggio, ti capirà anche il saggio".

La chiamo. Lei lascia l'eterna moka sul fornello acceso e viene in soggiorno. Le indico le schermate introduttive di Genesi 4-10.

- Hai mai visitato questo sito, Maria?

Lei getta una rapida occhiata e subito fa schioccare la lingua contro il palato.

- Nossignora, no. Io non ci vado, sulle reti. Io ci guardo soltanto la rialtàimnett.

Real Time Net, traduco automaticamente io. Quei siti che riprendono ventiquattr'ore al giorno ambienti artificiali dove gente comune recita vita quotidiana a beneficio delle webcam.

- E i quizzi. - aggiunge con un gran sorriso - Ci guardo anche i quizzi. Mi piace il giocatuttosciò. Voi lo vedete, il giocatuttosciò, signora? Se ci rispondi a tutte le domande, per il premio ti mandano nella casa delle rialtàimnett.

Io insisto. La invito di nuovo a dare un'occhiata al sito. Lei lo fa distrattamente, continuando al contempo a vantare la bravura dei concorrenti del suo quiz preferito. Dopo una manciata di secondi ha perso completamente interesse e non finge nemmeno più di guardare lo schermo. Mi raccomanda il canale della Real Time Net e corre in cucina, dove la caffettiera sta brontolando.

Non so se essere sorpresa o contrariata. Certo la mia coscienza dovrebbe essere sollevata: se volevo una dichiarazione di corresponsabilità o un alibi, li ho avuti entrambi.

Eppure il senso di colpa non svanisce. Anzi, mi tiene sveglia per tutta la notte. Al punto che verso le tre, stanca di rigirarmi inutilmente tra le lenzuola odorose di sudore, mi alzo nella casa silenziosa, percorro il corridoio a piedi nudi, torno al terminale, mi collego di nuovo a Genesi, inserisco la smartcard e dono una somma cospicua per sovvenzionare i progetti dell'associazione.

La mia coscienza, tacitata, decide finalmente di lasciarmi addormentare.

All'alba, quando mi sveglio, si è levata una brezza leggera. Soffia dagli Appennini, e al suo tocco la città sembra sospirare. Mi affaccio alla finestra, guardo i tetti fitti di antenne lungo la Salaria, le cime dei Reatini all'orizzonte. Le nubi sono un drappo di seta rosea. La luce che ne filtra ha un tono quasi surreale. Puoi anche alzarti molto presto, sembra suggerire, ma il tuo destino s'è svegliato un'ora prima.