Continua a giocherellare con il cucchiaino. D'un tratto non lo sopporto più. Glielo tolgo bruscamente dalle mani.

- Antonio, dillo sinceramente. Vuoi chiedermi fondi per il vostro movimento... Sei qui per questo, non è vero?

Si rannuvola. Non capisco se perché l'ho offeso o perché ha intuito che non gli darò nulla. Ma è solo un istante. Sorride di nuovo.

- Cosa mi hai detto l'altro giorno, Rita? Ci sono cose più importanti del denaro... Guarda.

Si volta. Sul dorso della maglietta è stampato un disegno. Raffigura un occhio e una lacrima. Sussulto. L'ho vista in sogno troppe volte per non riconoscerla.

- Ma... questa è...

Lui annuisce. - Un'immagine forte, straordinaria. Una buona icona per il nostro messaggio. Ti siamo grati per l'idea, Rita: la useremo per la prossima campagna di sensibilizzazione. Chissà che non abbia più successo delle altre.

Sono troppo sbalordita per prendermela. E' il secondo schiaffo da cui Antonio si salva. Cominciano a essere tanti.

- Io non voglio avere niente a che fare con la vostra guerra. - esclamo - Lasciatemene fuori.

Lui non mostra sorpresa. Cambia posizione sulla sedia, mette una coscia a cavalcioni del bracciolo e si mette a dondolare quel trampolo che spaccia per gamba.

- L'altra sera non la pensavi in questo modo. - mormora.

Sospiro. Perché devo sentirmi costretta a giustificarmi con lui? Peggio ancora, perché devo spiegargli come la penso? Non è affatto facile... La nebbia che mi domina da quando Livio è stato ferito si sta appena diradando, ma la confusione è ancora tanta, e molta la devo proprio ad Antonio. Ho dato fiducia a qualcuna delle mie sensazioni, ma non saprei dire perché. Un'emozione profonda è intraducibile, non c'è modo di condividerla o di spiegarla agli altri. Se ci provate è peggio.

- Ho riflettuto. - azzardo - Ciò che ha fatto Livio... Non mi sento di condannarlo.

- Straordinario... E perché?

Io indico il box dove i due bambini stanno giocando. - Ho pensato a mio figlio... Se Marco fosse in pericolo di vita, e avesse bisogno di un nuovo organo per salvarsi, io farei di tutto per procurarglielo. Di tutto, capisci? - sospiro di nuovo - I tuoi discorsi sui diritti dei cloni, Antonio... forse sono giusti... Ma la lealtà verso coloro che amiamo viene prima.

Lui si alza di scatto, rovesciando la sedia. Per un istante, assurdamente, temo che voglia aggredirmi. Sto per urlare. Poi mi accorgo che sta correndo dalla sua bambina. Mi alzo anch'io. La piccola Lucia è cianotica, si agita. Emette un pianto rauco. Anche Marco è spaventato. Lo vedo con le manine aggrappate alla ringhiera del box, stralunato, incapace di capire quello che sta accadendo. Come me, del resto.

- Che succede, Antonio?

- Il solito attacco. - fa lui, serio. - Devo darle la sua medicina.

Fa sedere Lucia sulle sue ginocchia, le mette in bocca un vaporizzatore, le mormora qualche parola all'orecchio, dolcemente. Dopo qualche boccata affannosa, la piccola riprende a respirare. Il suo pianto diventa acuto, squillante.

- Crisi polmonare. - mi spiega lui, mentre cerca di calmarla cullandola contro la sua spalla.

Vorrei non aver citato ipotetici problemi di salute di Marco. Temo di aver commesso una gaffe terribile. Non si dovrebbe mai parlare alla leggera di queste cose.

- L'hai fatta vedere da uno specialista?

- Non posso.

Sgrano gli occhi. - Cosa? E' perché?

- Non posso. - ripete lui - Se ne accorgerebbe subito.

- Si accorgerebbe di cosa?

Mi fissa negli occhi. - Lucia ha due cuori.

...

- Non ti credo. - commento al termine del suo racconto - Queste cose non possono accadere davvero.