Poi c'è stato "Come si sente ora?", mentre, a bordo dell'unità mobile, il medico alta e bionda, stendeva con mani impassibili e misericordiose il gel indurente sul polso slogato e sulle costole ammaccate.
E ora "Come ti senti?" .
Di ciò che è accaduto nel frattempo restano qualche sensazione e poche frasi.
"... Quando ha chiamato per la seconda volta, questa notte, non ha chiuso la comunicazione... E' così che sono riuscito a rintracciarla. Purtroppo ho riascoltato le chiamate più tardi, e mi è occorso tempo per raggiungervi alla fabbrica..."
Le spiegazioni che scivolano via come foglie, galleggiando sul sollievo e sull'incredulità.
"... Niente di rotto, ma due costole incrinate, meglio fasciare... " La voce del medico che giunge distorta dal microfono nell'unità radiologica, uno stretto sarcofago ronzante. "...Nessun danno permanente alla cute, è in ipoglicemia, e disidratato..." L'ago della flebo che penetra in vena. "Il sonno è la terapia migliore, fra poche ore la maggior parte dei lividi sarà già in via di riassorbimento, voi Seleniti recuperate molto più in fretta di noi..."
Ma è passato molto tempo, ormai, la stanza è in penombra e la luce morbida del corridoio incornicia il viso buio di Stenwall. "Come ti senti?". Prende nota che sono passati al tu.
- Frastornato, - annuncia senza compromettersi.
- Bene, allora sei sveglio. Hai fame? - Muove due passi e una luce rosata accarezza le pareti e il grande letto. - Sono quasi le otto di sera, il sole è tramontato, nelle prime ore del mattino è prevista pioggia. - Nella voce di Stenwall brilla un sorriso compiaciuto, come se la pioggia annunciata fosse merito suo.- Ma il medico ti ha proibito di uscire, questa notte dovrai fermarti qui... - Il sorriso si accentua, giunge agli occhi, le rughe curiosamente si spianano, togliendogli almeno dieci anni. Non ne avrà più di quaranta.
E' un'offerta cortese? O un invito?
- Io non so che dire...
- Ottimo, non dire niente. Non sciupiamo tempo in convenevoli. Preferisci che porti la cena qui o te la senti di alzarti? Sicuro? Bene, fa' con calma, torno a prenderti tra mezz'ora.
Si gode gli ultimi preziosi momenti di solitudine e di inattività, poi si alza cauto, contento di muovere senza testimoni pochi passi da vecchio. Nella luce netta della stanza da bagno il viso pallido e segnato ha l'estraneità sgradevole del malato, non quella arcana che gli ha regalato il contagio: loro non hanno energia sufficiente per farlo rifulgere.
Raddrizza il corpo fingendo di essere quello di ieri.
Si spoglia, entra in una cabina doccia più ampia del suo "angolo cottura" e lascia che l'acqua calda lavi via il senso orribile di contaminazione che non ha provato nemmeno dopo il suo Battesimo d'Argento.
La cena è apparecchiata in un salottino con le pareti tappezzate di vecchia carta fiorata, una piccola stanza discreta e molto amata, arredata con vecchi mobili di famiglia che qualunque antiquario pagherebbe bene. Per Stenwall, capricci costosi come la numero 5 o l'asta di poche sere fa non devono rappresentare un problema.
Non credeva di avere appetito, invece assaggia tutte le portate del menù fantasioso e ben assortito.
- Complimenti al cuoco - commenta alla fine. Non ha ancora visto domestici, eppure la casa dev'essere grande, a giudicare dalle stanze attraversate. Questa mattina, mentre saliva in ascensore dal garage sotterraneo, aggrappato a Stenwall che quasi lo trascinava, ha contato tre pulsanti oltre a quello del seminterrato.
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