- Non ne so niente. Chi ti ha raccontato questa storia?
- E' nei comunicati di oggi. Lou, dimmi la verità. Stavolta sei in un bel guaio. - Mi sembrò di sentire una nota di comprensione nella sua voce, ma non ne ero sicuro.
- Ti giuro, Lia, che non ne so niente. Frini non è tornata, stanotte.
- Allora è stata lei. Ma cosa speravi? Volevi fare l'eroe?
Se ne andò senza aspettare una risposta. Tremava di rabbia. Le dispiaceva per me, credo, o forse le dava fastidio la stupidità in generale, e questo era più in tono col personaggio.
Lavorai male, quel giorno. Lia tornò prima della fine dei turni. Aveva in mano la traccia per l'intermezzo pubblicitario che avevo compilato due ore prima.
- Che hai combinato, Lou? Questa roba fa schifo. Dove ce l'hai la testa?
- Scusami, non sto bene.
- Stammi a sentire: se perdi questo posto, non ne troverai un altro. Quindi pensaci bene prima di fare qualche altra idiozia. E perché, poi? Perché quella specie di sgorbio tentacolare che ti tieni in casa è scappato con uno della sua specie? Ma cosa credevi? Che recitasse in eterno la parte della tua fedele compagna?
Sentii montare la rabbia. Una frazione di secondo prima che esplodesse seppi che non sarei più riuscito a controllarmi. Lo schiaffo colpì Lia in piena faccia e la lasciò strabiliata.
- Bene, Lou. Bene. Vedo che ti stai svegliando! Ma sta' attento, Lou. La gelosia è fuori moda. - Fece un sorriso strano e indietreggiò. - Provaci un'altra volta e ti cavo gli occhi.
Avevo dato spettacolo. Per fortuna lo avevo fatto solo davanti a Lia, e di lei potevo fidarmi. Non era tipo da andare a raccontare in giro la cosa. Comunque, non potevo più restare in ufficio; spensi il terminale e me ne andai.
* * *
Ark era una delle persone che potevano entrare in casa mia senza problemi; la cellula sulla porta rispondeva anche alle sue impronte. Lo trovai lì quando arrivai. Ero distrutto, visibilmente, e quasi non mi accorsi che nell'appartamento c'era qualcuno.Ark mi venne incontro. - Hai saputo anche tu, vedo. Ero passato di qui per informarti. - La sua voce era bassa e decisa. - Dio santo, Lou, dovresti vederti: sei ridotto che fai pena.
Lo guardai senza vederlo, quasi sperando che fosse solo un'apparizione, un miraggio. Ma lui non sparì, così dovetti rassegnarmi all'evidenza. - Ark, non ho voglia di parlarne. Sono troppo stanco.
- Non devi parlarne. Siediti qui e ascoltami, invece. Quella cosa va portata via di qui. Ora non riusciamo più a trovarla, ma quando tornerà dovrai portarla al Centro Vita Aliena e consegnarla a qualcuno che sa come occuparsene. Non deve fare altri danni.
Mi misi le mani sulla faccia e mi accorsi che era bagnata. Stavo piangendo. La voce di mio fratello si fece più dolce.
- Lou, non puoi sopportare oltre questa situazione. Nessuno potrebbe. Io voglio aiutarti, lo sai.
Io dissi qualcosa, Ark disse qualcos'altro, ma non ricordo nulla in particolare delle parole che rimasero sospese nell'aria quando Ark si alzò in piedi e se ne andò.
Ero solo. E non potevo sopportare di dover affrontare la mia sofferenza.
* * *
La questione è essere due. Diventare uno e smarrire le barriere. E' difficile con uno che non è della tua razza, ma per me e Frini non è mai stato complicato. Diventerà come me. Alla fine. Sotto, sotto la pelle.* * *
Quello che successe dopo lo ricordo solo in parte. Qualche scena, qua e là, con colori forti, ma niente di logico. Soltanto dopo ricostruii la sequenza dei fatti, ma non sono convinto che le cose siano davvero andate così.
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