All'InfoPubliShop trovai la solita gente. E il solito messaggio anonimo sul mio terminale: LOU AMA FRINI, QUEL CAZZONE MALATO. C'era anche un cuore rosso con una freccia. Un quadro osceno come pochi, ma mi ci ero abituato, e i sorrisi ipocriti dei colleghi non mi stupivano più.

Lia mi si avvicinò, due occhi troppo grandi in un viso troppo magro. Lei riuscivo a sopportarla perché non faceva finta di capirmi e mi aveva detto fin dall'inizio che non avrebbe mai condiviso la mia scelta e che le sembrava una cosa da idioti tenersi in casa un alieno per una questione puramente affettiva. Ad ogni modo, sul fatto che io non fossi sano di mente non aveva mai avuto dubbi.

- Guai in vista, eh, Lou? - Prima che decidessi di andare a vivere da solo e di prendermi Frini, uscivamo insieme; avremmo dovuto formare una nuova Famiglia. Nonostante entrambi fossimo convinti di non avere nulla in comune, riuscivamo a convivere con l'idea di stare uno con l'altra.

Lia mi buttò un mucchio di microdischi sulla scrivania. - Posta per te. Avvocati, credo. Hai qualche danno da pagare. - Ridacchiò divertita. - Se volevi andare in rovina, ci stai riuscendo benissimo. - Stava per andarsene, poi si voltò. - Comunque, se hai bisogno di soldi, sappi che non puoi contare su di me .

- Non siamo amici? - chiesi per sfottere e magari anche per sentirmi meno solo.

- No, non mi risulta.

- Una volta ti piacevo.

- Non eri male, devo ammettere - commentò Lia. - Prima che arrivasse quella cosa tentacolare a insegnarti le nuove frontiere del sesso.

- Se vuoi ti do un paio di lezioni.

- No, grazie. Preferisco i metodi tradizionali. E salutami l'oggetto sessuale totale. - Mi voltò le spalle e sparì, scivolando sul suo disprezzo come su un tapis roulant.

* * *

L'oggetto sessuale totale: la paura e l'attrazione, la voglia di divorare la diversità, di fartela entrare dentro il corpo, di renderla tua.

Ho sempre voluto che Frini fosse non come me ma un pezzo di me. Le braccia di una donna non possono accarezzarti in quel modo, mai. Le braccia di una donna rimangono fuori dal tuo corpo. I tentacoli di Frini erano capaci di fondersi col mio corpo, attraversarmi la pelle e arrivare dritti al centro della ragnatela dei miei sensi. Andava bene, certo. La questione era capire chi avrebbe assorbito l'altro, alla fine. Chi lo avrebbe divorato.

Lavorai senza fermarmi per sei ore. Poi passai a prelevare le razioni alimentari, che mi avevano ridotto di nuovo. Al mercato nero mi procurai qualcosa d'altro, ma era sempre poca roba. Tuttavia, non riuscivo a sentirmi triste. Stavo tornando a casa da Frini.

* * *

Frini non c'era. Era la prima volta che usciva senza mangiare niente, e la cosa mi preoccupò. Sono un tipo apprensivo per natura, anche se di solito riesco a controllarmi. Credo che anche in quell'occasione provai risentimento nei suoi confronti, ma il risentimento era sopraffatto dallo stupore e dall'incomprensione. Mangiare era una delle occupazioni preferite di Frini e non riuscivo a pensare a nulla di così importante da farle accantonare lo stimolo della fame.

Cominciai a preparare la cena nella vaga speranza che tornasse. Ma la cena si raffreddò e io mi ridussi ad ascoltare musica sensoria da solo, seduto nel mio soggiorno. Per la prima volta, mi chiesi se quello che stavo facendo era giusto. Presi a pensare al passato, alla mia vita nella Famiglia, a tutto quello che mi ero volontariamente lasciato alle spalle. Solo per stare con Frini. Non ho mai creduto all'amore a prima vista. Penso invece che tra due esseri possa crearsi un'intesa particolare e che quest'intesa a volte prescinda dalla conoscenza reciproca. Direi che a me e a Frini era successo qualcosa di simile. Poi, col tempo, l'intesa era divenuta sempre più profonda, più viscerale; un legame ineliminabile e voluto, desiderato, a dispetto di tutti, a dispetto...