La migliore fra le sue storie di guerra è Il crimine e la gloria del comandante Suzdal (The Crime and the Glory of Commander Suzdal, 1964). Punito per aver non aver spazzato via una minacciosa specie aliena (il tipo di minaccia meriterebbe un discorso a parte, non del tutto estraneo al nostro discorso), il comandante Suzdal viene condannato alla perdita dell'integrità fisica. In un racconto di pochi anni prima, Un pianeta chiamato Shayol (A Planet Named Shayol, 1961), lo avevamo incontrato detenuto in un dantesco pianeta prigione, esposto a batteri parassitici che lo trasformano in immortale fonte di materiale per le banche degli organi. Le autorità, infine, decidono di chiudere l'orrendo carcere. Ma per quel morboso, grottesco grandguignol, nessuno dovrà pagare: la "continuazione" della Strumentalità è il sommo bene, e anche la giustizia dovrà passare in secondo piano. La storia di Suzdal rimarrà una leggenda da raccontare ma anche da esorcizzare; l'inizio di Il crimine e la gloria merita una citazione: "Non leggete questa storia; girate rapidamente le pagine. La storia può sconvolgervi. Comunque, probabilmente la conoscete già. E' una storia che disturba. La conoscono tutti. La gloria e il crimine del Comandante Suzdal sono stati raccontati in mille diversi modi. Non permettete a voi stessi di rendervi conto che la storia è la verità".
La memoria e la spinta a raccontare rimangono le due forze positive, anche di fronte all'inenarrabile, e un filone del ciclo della Strumentalità è dedicato alle leggende sulla casta di schiavi biotecnologici degli underpeople, animali modificati biotecnologicamente. In La ballata della perduta C'Mel (The Ballad of Lost C'Mell, 1962), l'illusione di un atteggiamento paternalistico da parte dei padroni umani si scontra con gli sforzi di riscatto delle "sottopersone": la storia della Giovanna d'Arco felina avrà un finale tragico, ma le leggende sono chiare: solo da quel riscatto potrà nascere una speranza di salvezza per l'universo.
La stessa presenza di memorie intollerabili al centro delle vicende del mondo dominerà il bellissimo, ultimo romanzo di Alice B. Sheldon, alias James Tiptree (la cui biografia è ancora poco ricostruita, che passa per i servizi segreti e altrove), E venne la luce (Brightness Falls from the Air, 1985). Qui tutto l'universo si sta riprendendo dopo una versione interplanetaria dell'Olocausto, in cui una specie aliena è stata torturata fino allo sterminio quasi totale nel nome dell'ottenimento di una preziosa droga. E il romanzo è allo stesso tempo una storia di ricostruzione, personale e collettiva, e una storia in cui il tessuto stesso dell'universo, anche per opera della memoria collettiva degli sterminati, resterà segnato per sempre dall'atrocità originaria.
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