Sono una sradicata. Nata e cresciuta all'estero, continuamente trapiantata da un posto all'altro, non ho un luogo nè una particolare comunità umana in cui riconoscermi. Questo significa che, modesta terricola senza radici, sin dall'infanzia mi sono ritrovata in qualche modo costretta a mettermi nei panni dell'Altro, del diverso da me.

(...) Da allora [dal lancio degli Sputnik, in particolare il II, con a bordo la cagnetta Laika] il pensiero dell'extraterrestre non m'ha più lasciata. Ho cominciato a chiedermi come avrei reagito io se ne avessi incontrato uno. Fantasticavo sulle varie possibilità di questo incontro, in prima persona. Ma come intendersi con l'Altro, con l'alieno vero?

(...) Ero molto attratta, per esempio, dal piccolo popolo d'extraterrestri di Piper, dai marziani di Bradbury, dai cani del futuro di Simak, e da innumeri estrapolazioni e proiezioni spaziotemporali delle vicende umane. Ma, per quanto concerneva strettamente gli extraterrestri, ero spesso insoddisfatta. Per me c'era troppa fantascienza razzista, per la quale l'alieno era sempre un orrido mostro che gli umani dovevano annientare. D'altra parte, gli alieni più "ragionevoli" spesso non erano veramente dei diversi: troppo riconoscibili a prima vista. La loro configurazione era data per nota e gli umani non avevano quasi difficoltà a comunicare con loro che, guarda caso, erano regolarmente dotati di facoltà telepatiche. Troppo comodo, che diamine, tanto più se si pensa che noi umani fatichiamo come dannati a capirci tra di noi.

(...) Questa è a parer mio la ragion d'essere e la funzione deterrente di questa corrente letteraria, la fantascienza: un approfondimento del rapporto con l'Altro da sé.

(...) Se nihil alieni a me alienum puto, gli extracomunitari che dormono in macchina, gli zingari nei loro camper, i barboni sull'asfalto, i bambini randagi nelle strade brasiliane, tutti i maltrattati della Terra sono i miei prossimi più cari. Essi sono l'alieno che è tra noi. Ignorarli e respingerli è come alienare una parte di sé, è come amputarsi.

Il testo completo di L'alieno e il diverso a partire dalla mia vita è disponibile in rete, unitamente a estratti del romanzo Partiranno: www.delos.fantascienza.com/delos/63.

Non è elegante auto-citarsi, per cui mi limito ad alcuni accenni. Fin dagli anni Settanta ho cercato a mia volta di porre in primo piano nella mia narrativa la condizione umana. La costrizione del corpo a contenitore di oggetti commerciabili è, per esempio, il tema di L'angelo senza sogni (1986; 1999, PeQuod), racconto che riassumerei così: comincia col nome del protagonista, Giandre, e termina con la parola "merce" (in rete sul n. 14 di Intercom, www.intercom.publinet.it). Un altro racconto, Davanti al Palazzo di Vetro (1978, Garzanti) narra di un brasiliano del Nord Este costretto su una sedia a rotelle e dotato di poteri telepatici (rientrerebbe anch'egli nella categoria "mutanti"). Costui partecipa a un vasto corteo a New York, in occasione di un summit dei "grandi del mondo". Nella circostanza, porrà in atto gesto dimostrativo eclatante che faccia realmente immedesimare i potenti in situazioni di emarginazione e sopruso (in rete sul

n. 10 di Continuum, members.xoom.it/continuum).