4. Sviluppi

Lino Aldani
Lino Aldani
Tornando più specificamente al genere, occorrerebbe menzionare quasi per intero il corpus narrativo di Lino Aldani (escluderei alcuni primi racconti puramente avventurosi e qualche storia più disimpegnata). Volendo racchiudere in due parole ciò che connota le pagine di Aldani, direi: "tensione morale". Racconti quali XXII secolo (alias Doppio psicosomatico), Tecnocrazia integrale, Trentasette centigradi, La luna dalle venti braccia, Scacco doppio, Buonanotte Sofia, L'altra riva; i romanzi Quando le radici e Eclissi 2000, rientrerebbero tutti - sia pure in varie gradazioni - nella trattazione che ci occupa. Per brevità mi soffermerò sul racconto L'altra riva (1967; disponibile anche in rete, www.delos.fantascienza.com/delos/43). Sul pianeta Igea si scopre una specie aliena, i kindus, simili agli umani al punto che rischiano di diventare la nostra fonte privilegiata di organi per i trapianti. Su Igea si reca il signor Edgeworth, che ha bisogno di un fegato. Ma dopo aver esaminato i kindus, Edgeworth intuisce con grande disagio che non si tratta affatto di una specie inferiore, come sostenuto dalla Igea Company: quelle creature sembrano umane a tutti gli effetti.

- Non ho capito una sillaba, d'accordo - disse Edgeworth alla signorina Elaine. - Ma resta il fatto che parlano, né più né meno come facciamo noi.

- Questo non significa nulla. Anche i delfini parlano, però sempre animali rimangono. E i cani? Non è la stessa cosa per i cani? Anche le galline e i buoi sono capaci di comunicare con i loro simili, ormai la scienza lo ha assodato con assoluta sicurezza. E allora? Dovremmo per questo rinunciare all'arrosto e alle bistecche? Signor Edgeworth, i suoi scrupoli mi sembrano davvero eccessivi. Del resto, non c'è Costituzione o capitolato legislativo che come tali li riconosca.

- Per forza! Questo pianeta appartiene alla Igea Company. Per voi che lo avete occupato è soltanto un possedimento coloniale, un allevamento che voi sfruttate con tutte le risorse della tecnica. Il cinismo non vi manca davvero.

- La prego, signor Edgeworth. Non è il momento per avviare una discussione di questo genere. Tanto più che come industriale, come grosso industriale, non sarà certo lei a negare i vantaggi della libera iniziativa.

Edgeworth si riserva un breve momento di riflessione. Il finale sarà amarissimo.

- Un tipo scorbutico quell'Edgeworth, eh?

- Per nulla. Ha ceduto subito. Sono tutti uguali, dottor Killpatrick. Sanno benissimo che non potrebbero sopravvivere se gli trapiantassimo il fegato d'un merluzzo o i reni di una pantera. Lo sanno, ma quando vedono i kindus si sentono in dovere di recitare la commedia.

Il dottor Killpatrick sorrise. - Come ha fatto a convincerlo, Elaine?

- Ha il fegato marcio, canceroso. Morirebbe entro sei mesi, e lui lo sa, ha solo quarant'anni, ricco sfondato, ed ha molta, molta voglia di vivere. Non ho dovuto spendere troppe parole. Il signor Edgeworth era già convinto prima che io aprissi bocca.

La "chiamata" al macello del kindus avverrà in modo semplice ma straziante, a conclusione di una storia tra le più riuscite dell'autore. Nell stesso anno in cui il racconto venne pubblicato, il 1967, Christiaan Barnard eseguì il primo trapianto di cuore della storia: Aldani già immaginava il turpe mercato che ne sarebbe derivato.

Il romanzo Dove stiamo volando di Vittorio Curtoni (1972, "Galassia" CELT) rientra nel sub-genere del dopobomba, come il libro di Scerbanenco e - in parte - il racconto di Raiola.